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"17. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
conservare il futuro

Tavola rotonda
Consumare il presente o conservare il futuro?

Mauro Guerrini, Presidente Nazionale dell'Associazione Italiana Biblioteche


Presiedo non in quanto professore dell'Università di Firenze ma in quanto Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche e in questa veste mi permetto di ricordare il Congresso annuale che terremo il prossimo 18-20 ottobre a Roma, al Centro Congressi Europa presso il Policlinico Gemelli, che avrà per tema la professione. Un argomento che è stato affrontato in termini puntuali ieri pomeriggio da più relatori: dal rappresentante dei musei al rappresentante degli archivi, le cui Associazioni discuteranno della professione anche nei loro congressi annuali. Il tema della professione s'inserirà nella cornice triennale che l'AIB ha voluto darsi e che ha per titolo Le politiche delle biblioteche in Italia. Consentitemi inoltre di ricordare che l'Italia ha vinto l'ospitalità per la World Library Information Congress del 2009 a Milano: un avvenimento importantissimo perché l'Italia ospiterà di nuovo l'IFLA Congress dopo 45 anni dall'ultima edizione romana del 1964 e dopo 80 dal Primo congresso internazionale di Bibliografia, che si tenne nel giugno 1929 a Roma e a Venezia, con una breve sosta a Firenze. La vittoria dell'Italia per l'ospitalità dell'IFLA Congress è un avvenimento storico. Il successo italiano dimostra quanto progresso sia stato compiuto dalle biblioteche italiane negli ultimi dieci-quindici anni, soprattutto dalle biblioteche universitarie e dalle biblioteche pubbliche, mentre purtroppo le biblioteche statali, che sono naturalmente fra le più importanti del nostro paese, denunciano il gravissimo problema del reclutamento del personale in ruolo, stabile, come ben sappiamo; l'ultimo concorso risale al 1984, salvo un concorso per pochi posti degli anni Novanta. L'IFLA Congress è indubbiamente una vetrina per tutte le biblioteche italiane, una vetrina internazionale, una vetrina alla quale dovremo arrivare preparati e mostrare le esperienze di eccellenza; e ce ne sono moltissime. Stanno inaugurandosi in questi giorni nuove biblioteche, fra cui la Nazionale di Bari, molto spaziosa e ci auguriamo funzionale; lo scorso anno è stata inaugurata la Biblioteca del Polo di scienze sociali dell'Università di Firenze, la più grande in Italia in questo settore; molte le biblioteche pubbliche aperte o di prossima inaugurazione in varie parti d'Italia; altre biblioteche statali in cantiere, come Genova. Naturalmente per IFLA 2009 dovremo predisporre un progetto di programma piuttosto dettagliato che riguardi tematiche d'interesse per il Sud Europa, come ci è stato chiesto dall'IFLA, e aggiungerei che d'interesse per l'intera area mediterranea. Il Comitato organizzatore avrà la responsabilità di incidere per un buon 20%, una percentuale elevata, in quanto buona parte del programma dell'IFLA Conference è stabilito dalle Commissioni permanenti e dai gruppi di lavoro; credo che dovremo dare risalto alle peculiarità del Sud Europa e dell'area mediterranea, per esempio alla musica, alle biblioteche storiche, alle biblioteche legate al mondo ecclesiastico, alla digitalizzazione che sta caratterizzando molte realtà italiane. Ieri abbiamo sentito il progetto d'eccellenza Minerva; un altro tema credo che sia la precarietà del lavoro bibliotecario, una questione che riguarda l'Italia, ma anche la Germania, la Francia e la Spagna. Si tratta solo di ipotesi; occorre ascoltare la comunità bibliotecaria italiana e del Sud Europa.

Il tema della mattinata è: "Consumare il presente o conservare il futuro?" Credo che la frase sia provocatoria, com'è tipico dello stile del Seminario Vinay, perché mi domando come si possa conservare il futuro quando ancora non c'è; ovviamente si conserva il passato, si conserva il presente e si predispongono i luoghi e le metodologie per conservare le risorse documentarie che si presume siano pubblicate in futuro. Le risorse documentarie negli ultimi anni sono cambiate moltissimo: pensiamo alle risorse elettroniche ad accesso remoto che hanno sconvolto persino la filosofia della biblioteca. I siti web, gli e-books o meglio gli e-texts hanno sconvolto la filosofia della biblioteca, dicevo, perché la biblioteca non offre più soltanto ciò che possiede ma rende disponibile anche testi digitali raggiungibili tramite collegamento remoto; si tratta di una filosofia diversa; dal possesso si passa alla disponibilità, a ciò che la biblioteca acquisisce tramite acquisto di licenze, privatamente o in consorzio con altri istituti, e mette liberamente a disposizione dei propri utenti nelle postazioni in sede o tramite account running remoto. Tutto questo ha sconvolto anche la filosofia della catalogazione: prima dicevamo che catalogavamo con il libro in mano, ma la risorsa elettronica ad accesso remoto non è on hand e ciò pone nuovi problemi: il supporto non è posseduto o, come si dice in letteratura, è untouchable, non è toccabile, non è maneggevole.
Occorre investire sulla professionalità, sulle competenze del personale che è l'elemento strategico della biblioteca, come insegnava il maestro Ranghanathan già ai primi del Novecento: le strutture sono fondamentali ma altrettanto e forse di più la possibilità di poterle mettere al servizio degli utenti, al servizio della comunità tramite la competenza, la professionalità del bibliotecario.

Esiste una tipologia molto variegata di risorse documentarie, si conservano tutte? In biblioteca la selezione avviene al momento dell'acquisto, per cui la conservazione è già legata al momento dell'acquisto: non si compra ergo non si conserva. Esiste poi una selezione naturale dovuta alla storia che vaglia, in bene e in male, ciò che rimane ai posteri. Ci sono anche documenti che non necessitano di conservazione: sono quelli riprodotti in migliaia, centinaia di migliaia di copie, i cosiddetti libri di consumo, che possono trovarsi facilmente nelle biblioteche di qualsiasi tipo e che possono essere conservati dalle biblioteche che hanno il dovere della conservazione, non necessariamente da tutte. Il problema dello scarto è importantissimo per gli archivi, ma è importante anche per le biblioteche. In Italia e nel Sud d'Europa non siamo abituati a scartare le pubblicazioni perché permane il retaggio, più che motivato, di conservare il supporto, che equivale a conservare il messaggio che racchiude; nel Nord Europa, come sappiamo, ogni tanto i libri desueti sono posti all'asta a un euro, a una sterlina, e sono venduti; solo le rimanenze sono inoltrate al macero. La cosa può stupire ma non più di tanto perché il problema introduce il tema dei luoghi della conservazione: non esiste la biblioteca, esistono le biblioteche e ciascuna ha una funzione differente. Una biblioteca di pubblica lettura accentua l'uso, il consumo, perché è questa la sua vocazione; ugualmente avviene in una biblioteca scientifica, in una biblioteca di chimica o d'ingegneria, in cui molti libri invecchiano solo dopo cinque o sei anni. Ci si chiede se debbano essere necessariamente conservati tutti i libri da tutte le biblioteche o se invece non debba essere prevista una biblioteca con scopi precipui di conservazione, una biblioteca d'ateneo o una biblioteca di conservazione che serva più atenei. Esistono le biblioteche che invece hanno lo scopo primario della conservazione, fra queste le Biblioteche Nazionali Centrali di Firenze e Roma; il prof. Diego Maltese definiva la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze come l'Archivio nazionale del libro; proprio in questo consisteva (e consiste) la sua peculiarità: conservare la documentazione per i posteri. Quando si adotta una politica del genere nascono conflitti con gli utenti che invece spesso vorrebbero consumare tutto e subito, non rendendosi conto che in queste grandi strutture il servizio al cittadino consiste proprio nella tutela, che non significa nascondere le pubblicazioni bensì farne un uso ponderato, finalizzato principalmente alla loro conservazione.

Anche per questo aspetto dell'organizzazione bibliotecaria sarebbe auspicabile disporre di un vero sistema bibliotecario italiano rappresentato da biblioteche caratterizzate per competenze, con funzione di servizio primario, quindi uso e conservazione, e con funzione di redazione di strumenti d'informazione; perché conservare senza informare significa nascondere. Lo strumento principale è la Bibliografia Nazionale Italiana (BNI), che purtroppo soffre di mancanza di personale e di investimenti; è un servizio fondamentale che perfino molti bibliotecari sottovalutano; gli opac costituiscono un'altra fonte d'informazione primaria, opac che devono essere aggiornati, redatti in modo che gli utenti possano consultarli in maniera amichevole; e poi penserei alla realizzazione della Biblioteca Nazionale Italiana, sul modello della Deutsche National Bibliothek, che dal 6 luglio scorso ha assunto proprio questo nome, ovvero ha aggiunto National al nome che aveva precedentemente. Penso alla 'Biblioteca nazionale italiana' in cui l'aggettivo 'nazionale' significhi la corresponsabilità nelle decisioni e nei servizi di tutte le biblioteche italiane: delle biblioteche dello Stato centrale, delle biblioteche di ente locale, delle università, di proprietà ecclesiastica e di istituti privati; la Biblioteca Nazionale Italiana dovrebbe assicurare servizi centralizzati tramite le Nazionali Centrali di Firenze e di Roma, dell'ICCU, della Discoteca di Stato e di altri eventuali Istituti, a vantaggio della comunità bibliotecaria italiana e internazionale. Il servizio dovrebbe consistere in primo luogo nella redazione di linee guida nei vari settori di competenza e nella costruzione di strumenti d'informazione quali, per esempio, la Bibliografia Nazionale Italiana, redatta direttamente o insieme ad altri Istituti (ricordiamoci che in Italia anche Casalini Libri pubblica una bibliografia mensile molto ben curata; i doppioni sono sempre uno spreco di denaro; la cooperazione è sempre un servizio al cittadino).

Ieri parlavamo degli aspetti politici nel rapporto fra archivisti, bibliotecari e operatori dei musei; credo che la collaborazione possa svolgersi su due fronti: su quello istituzionale-organizzativo, con la creazione in prospettiva di un'unica Associazione professionale; in Gran Bretagna esiste la CILIP che riunisce gli archivisti, i bibliotecari e i professionisti dell'informazione, ovvero coloro che lavorano nelle agenzie bibliografiche; i rapporti, mi diceva il presidente qualche mese fa, non sono idilliaci, ma c'è la volontà di riconoscere un terreno comune di lavoro; in Spagna c'è la Fesabid, una federazione fra le Associazioni regionali degli archivisti e dei bibliotecari. Perché questo? Perché l'era che stiamo vivendo avvicina le competenze dei bibliotecari, degli archivisti e di coloro che lavorano nei musei: nella costruzione della biblioteca digitale, per esempio, i testi da pubblicare in rete necessitano delle medesime tecniche e dei medesimi standard; in questo campo non c'è molta differenza fra coloro che lavorano in archivio, in biblioteca o in un'agenzia di servizio; ciò comporta inevitabilmente (e positivamente) una vicinanza sul piano tecnico; esiste una parola, adesso di moda, che si chiama 'interoperabilità'; significa che gli standard emanati dalle Associazioni che hanno il compito di elaborarli, come l'IFLA, devono essere interoperabili, cioè usabili dagli archivisti, dai bibliotecari e da coloro che lavorano nei musei. Non solo; sono in redazione dal 2003 nuovi principi di catalogazione internazionali; esiste un movimento internazionale che si chiama IME ICC che ha lo scopo di giungere alla redazione di principi di catalogazione interoperabili fra vari Istituti; essi sono pensati principalmente per le biblioteche ma possono servire anche per gli archivi e per i musei. La forma corretta del nome di un artista come Leonardo da Vinci interessa infatti sia il bibliotecario per la redazione del catalogo a stampa delle sue opere, sia l'archivista che si trova a gestire le sue carte, sia l'esperto di museo che espone sue opere pittoriche. Il tema dell'authority control è pertanto trasversale ai vari Istituti citati; temi comuni ce ne sono tantissimi. Un'altra novità è costituita dalla ISBD consolidata in corso di redazione e disponibile ai primi del 2007; da otto ISBD si passerà a una sola ISBD unificata; lo standard di descrizione bibliografica emanato dall'IFLA ha aggiunto un quarto scopo ai tre presenti fin dal 1974: l'interoperabilità; la descrizione di una risorsa documentaria dev'essere condivisa o deve avere le caratteristiche perché sia condivisa in ambito bibliotecario, in ambito archivistico, in ambito documentario. Ciò è estremamente importante.

Per concludere solo una battuta, riprendendo il tema di oggi: fra consumare il presente e conservare il futuro probabilmente una dieta equilibrata sarebbe la soluzione migliore!


Copyright AIB 2007-08, ultimo aggiornamento 2007-09-16 a cura di Marcello Busato e Giovanna Frigimelica
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay17/guerrini06.htm


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