«Bibliotime», anno III, numero 1 (marzo 2000)

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Domenico Bogliolo

Due parole su CIBER


Che cos'è e che cosa non è

CIBER è acronimo di "Coordinamento interuniversitario per le basi di dati e l'editoria in rete" ed è nato nel 1999, inizialmente tra i rappresentanti o delegati di 5 università (il Politecnico di Bari e le Università di Bari, Lecce, Roma "La Sapienza" e Roma Tre). La sua forma giuridica è quella di un non-ente, ma coordinamento di fatto tra gli enti partecipanti: non possiede, coerentemente, uno Statuto ma un Regolamento, che gli aderenti s'impegnano a rispettare, ed è presieduto, a rotazione, da uno dei membri (e il futuro ci dirà se e per quanto tempo questa "leggerezza" burocratica riuscirà a resistere...).

E' importante distingure, innanzitutto, i ruoli e le funzioni che mutuamente CIBER e CASPUR [1] si sono dati. Poiché l'idea di fondo era quella di evitare un'eventuale aggressività mercantile o egemonica verso le università da parte di un consorzio (interuniversitario ma di regime giuridico privatistico) pur volendo approfittare proprio della natura privatistica di un consorzio, si è stabilito che tutte le iniziative scientifiche, organizzative e commerciali dovessero essere di competenza di CIBER, che si sarebbe rivolto preferibilmente (ma non esclusivamente, come principio) a CASPUR per averne un efficace ed efficiente supporto tecnico, sistemistico e amministrativo, nonché quello delle sue risorse hardware e software. Questa caratteristica fa di CIBER e di CASPUR, a nostro parere, un'esperienza di collaborazione per ora unica in Italia nel settore.

Che cosa vuol fare e perché

CIBER è ovviamente aperto alla partecipazione di altre università o enti di ricerca, così come di altre entità appartenenti al territorio geografico e disciplinare. Lo scopo è infatti quello di accedere in forma partecipata, e con criteri di economicità, a risorse bibliografiche ed editoriali elettroniche, in parte seguendone, e in parte promuovendone l'evoluzione verso una sempre più stretta e interattiva integrazione di risorse.

CIBER non è solo un'organizzazione di consumatori.

Esso intende stimolare, sul lato dell'utenza,  la presa di coscienza scientifica e operativa da parte degli utenti intermedi (bibliotecari, documentalisti) e finali (docenti e ricercatori, studenti), mettendo in atto opportune strategie pedagogiche e formative. Rientra perciò in quest'ottica il contributo già accennato alla promozione e al sostegno di politiche territoriali, nazionali, d'area disciplinare europee e internazionali, per realizzare economie di scala e per stimolare un protagonismo crescente degli utenti delle risorse informativo-bibliografiche delle università.

Per questo obiettivo (e non solo per questo) CIBER collabora strettamente con il gruppo INFER [2] per la cicolazione delle informazioni, per lo studio e la ricerca, e per la promozione delle iniziative nazionali e internazionali del settore, così com'è membro di ICOLC [3], l'organismo internazionale che associa i consorzi bibliotecari.

Sul lato della produzione delle basi di dati bibliografiche e dell'editoria elettronica - ma è un tutto che è inscindibile dalle esigenze dell'utenza - CIBER intende contribuire alla chiarificazione dei rapporti tra autore, editore e consumatore. Nel piano di ciò che già sta avvenendo nella "scholarly communication" [4] e cioè l'assunzione diretta di attività editoriali da parte degli enti che forniscono, istituzionalmente, il contributo scientifico alla letteratura dei vari settori disciplinari, CIBER intende stimolare un ruolo più attivo delle università nel mercato dell'editoria elettronica, anche con la proposta di servizi originali e appositamente creati all'interno delle strutture scientifiche di riferimento, per i propri utenti.

Tutto ciò non potrà non riflettersi su nuove modalità di organizzazione dei servizi bibliotecari, d'informazione e di documentazione, mediante forme integrate finalizzate all'"one-stop shopping" cioè a porte d'accesso unitarie a un complesso differenziato di servizi: dalla bibliografia al catalogo al documento elettronico. Un nuovo modo di pensare ai servizi d'informazione e di documentazione, che inevitabilmente stimolerà la crescita di professionalità nuove e l'evoluzione di quelle esistenti. (Non dimentichiamo, infatti, che il verbo che sta al di sotto e al di dentro del sostantivo "servizio" è "servire"...)

Che cos'ha fatto

In meno di un anno è stata realizzata un'emeroteca virtuale per più di 350 biblioteche universitarie in 5 università, che accedono a un corpus comune di riviste elettroniche, ciascuna accedendo anche a riviste non possedute singolarmente, ma acquistate da qualsiasi altra biblioteca del gruppo. Un primo contratto triennale è stato sottoscritto con l'editore Elsevier Science per l'accesso a testo pieno a più di 500 testate di riviste, dal 1993 in poi, per un totale di circa 300.000 articoli. Trattative sono in corso con altri editori.

I dati, forniti su cd, vengono caricati su un server comune, messo a disposizione da CASPUR. Nella sottoscrizione del contratto con Elsevier Science è stato anche acquistato (da parte di CASPUR, come suo contributo permanente all'iniziativa) l'information retrieval "ScienceServer" elaborato e supportato da Elsevier Science, come strumento generale d'interrogazione attraverso il quale saranno rese accessibili anche riviste di altri editori e altro, come letteratura grigia e vario materiale a testo completo prodotto dalle università. Pare una politica corretta, infatti, non appesantire l'educazione dell'utente con una pluralità d'interfacce d'interrogazione differenti, ma tutto ricomprendere - per quanto possibile - sotto modalità comuni o poco diverse.

La scelta di "ScienceDirect on Site"  [5] nasce da una serie di considerazioni sui vantaggi che una soluzione locale offre, sia sul piano delle possibili personalizzazioni del software e dei servizi, sia su quello dei controlli degli accessi e delle eleaborazioni di statistiche d'uso, sia ancora su quello della gestione degli accessi con la possibilità di adottare, nel rispetto del contratto, forme sì sicure di autenticazione degli indirizzi, ma più flessibili, in modo da venir meglio incontro alle esigenze di chi, per esempio, ha necessità di collegarsi da casa alla rete universitaria. Va inoltre preso in considerazione il fatto che una tale soluzione permette l'alleggerimento del traffico di rete verso l'esterno, e l'archiviazione permanente dei dati.

Gradatamente (e la velocità dipende dalla situazione organizzativa dei sistemi bibliotecari delle diverse università partecipanti) si sta operando l'integrazione delle risorse elettroniche interne con quelle esterne, secondo la filosofia della biblioteca "ibrida" o "digitale" o dell'"one-stop shopping". Appare ovvio che l'attenzione di CIBER non sia rivolta solo all'editoria elettronica, ma anche al suo rispecchiamento scientifico, cioè le basi di dati bibliografiche e fattuali, con una pluralità di contratti diversificati a seconda delle esigenze delle singole università, in parte residenti sul server, per esempio, dell'Università di Lecce, in parte su quello di CASPUR, e altre altrove: rientra nella strategia del gruppo, infatti, il creare una pluralità di server accessibili alla comunità dei partner, a seconda delle opportunità riconosciute, delle risorse disponibili e dell'eventuale vantaggio di attivare altri poli operativi. Altro aspetto del lavoro comune da parte dei membri di CIBER è, per esempio, la traduzione italiana dell'help in linea di "ScienceServer" effettuata a cura dei colleghi dell'Università di Bari, o l'acquisto di arretrati di riviste da parte dell'Università di Roma Tre o, ancora, la razionalizzazione, da parte della "Sapienza", delle informazioni bibliografiche espressamente fornite da Elsevier Science (nemmeno gli olandesi sono immuni da errori...).

La risposta delle università

Altre università ed enti di ricerca stanno aderendo all'iniziativa, tanto che il numero dei partecipanti sarà presto almeno raddoppiato.

Sbaglia chi pensa che con l'accesso a risorse elettroniche si possano conseguire direttamente sensibili risparmi del budget annuo per riviste o basi di dati su supporto cartaceo: anzi, il costo totale cresce di una sia pur minima percentuale. Il calcolo del risparmio, che pure esiste, dev'essere invece effettuato su un'altra base: di fronte a un costo leggermente superiore si ottiene un incremento quasi esponenziale di nuovi servizi. Sembra poi di poter affermare che s'è genericamente capito (o che lo si sta capendo) come la messa a disposizione di un tale servizio costituisca anche un'ottima occasione per le università di provvedere, e presto e bene, alla centralizzazione (o, comunque, alla razionalizzazione) del controllo dei flussi informativi (e in futuro, magari, anche gestionali) relativi agli abbonamenti. Il che è un'altra forma di risparmio.

L'esistenza di CIBER influenza anche un ulteriore livello d'integrazione universitaria. Se è vero che il suo consiglio scientifico è costituito da un rappresentante o delegato per ciascun ente partecipante, altrettanto vera è la previsione che la formazione delle decisioni avvenga attraverso forme di reciproche e costanti consultazioni tra i responsabili di biblioteche di enti diversi che hanno interessi o problemi in comune: per esempio, comuni a un'area disciplinare o a determinati livelli o soluzioni d'integrazione tecnologica. Vengono così messe in atto positive politiche culturali trasversali tra le singole università, e si afferma un'abitudine al lavoro di gruppo tra i rispettivi bibliotecari.

L'aver attribuito a CIBER l'iniziativa scientifica e commerciale nel settore, inoltre, sta innescando un processo di progressivo alleggerimento delle università da attività amministrative, gestionali e contrattuali di non poco conto; basti pensare, per queste ultime, a quanto dinamica sarebbe la situazione se la complessa attività contrattuale con gli editori venisse condotta in prima persona dagli Uffici legali delle università...

Infine, CIBER sta diventando gradualmente, ma velocemente, un punto di riferimento da parte degli editori e degli intermediari,  il che non potrà non portare a un tale aumento di massa critica nei confronti della contrattazione, da poter ragionevolmente prevedere come vicini i tempi di un progressivo e benefico rovesciamento di prospettive circa le offerte e i condizionamenti del mercato.

E dopo?

La creazione e la manutenzione di una corposa emeroteca virtuale rientra nei còmpiti del prossimo futuro, integrata anche con materiale interno di diverse nature, come letteratura grigia, programmi d'esame, tesi di laurea, lezioni, esercitazioni e altro.

La razionalizzazione degli abbonamenti tra le università partecipanti dovrebbe anche facilmente portare - è ciò che auspichiamo - a una strategia contrattuale non più per singolo ente o per singolo editore, ma per area disciplinare integrata tra enti diversi, in modo da poter contare su una più puntuale ed esaustiva conoscenza delle caratteristiche del mercato in un sotto-settore specifico,  insieme con una capacità d'attribuzione di un reale valore bibliometrico alle pubblicazioni. Non dimentichiamo, infatti, le opzioni "pay per view" e "document delivery", come alternativa all'abbonamento.

Altra attività fondamentale (già avviata seppur in nuce) è quella di provvedere all'archiviazione permanente delle riviste elettroniche e delle basi di dati accedute, in modo da evitare, tra l'altro, lo spiacevole inconveniente di non poter accedere al retrospettivo nel caso di disdetta di un abbonamento, caso corrente con i contratti d'accesso on line sul sito remoto dell'editore o dell'intermediario. Si apre qui, semmai, una complessa tematica sul formato dei documenti archiviati e sulla garanzia del mantenimento degli strumenti capaci di accedervi permanentemente, tematica alla quale la tecnologia dell'informazione non sta ancora dando risposte certe e univoche.

Infine, l'integrazione dei servizi di CIBER con quelli tipici della biblioteca digitale dipende, ovviamente, dall'efficacia gestionale dei singoli sistemi bibliotecari degli atenei partecipanti. Si tratta, qui, di quel còmpito anche pedagogico e formativo accennato sopra: bisogna intanto, infatti, creare la biblioteca digitale, insegnare agli utenti intermedi e finali a servirsene e a innovarla, far sì che si affermino e si consolidino i modi nuovi del lavoro scientifico e culturale.

L'impegno di CIBER è, come si vede, "a tutto tondo"...

Gli indirizzi di CIBER

Poiché questa, presentata al convegno dell'AIB "I periodici elettronici: nuova frontiera o terra promessa", è solo la seconda [6] "uscita pubblica" di CIBER, non sarà inutile indicare di séguito gli indirizzi aggiornati di riferimento:


Domenico (Ingo) Bogliolo - CICS, Centro interdipartimentale per il calcolo scientifico
Università degli studi di Roma "La Sapienza", e-mail: domenico.bogliolo@uniroma1.it


Note

[1] CASPUR è acronimo di "Consorzio interuniversitario per le applicazioni del supercalcolo per università e ricerca". Ha sede a Roma presso "La Sapienza" ed è partecipato dalle medesime università che compongono il gruppo promotore di CIBER. <http://www.caspur.it>. Altri consorzi simili sono CILEA e CINECA.

[2] INFER è acronimo di "Italian national forum on electronic resources - Osservatorio italiano sulla cooperazione per le risorse informative elettroniche" <http://www.uniroma1.it/infer>.

[3] ICOLC è acronimo di "International coalition of library consortia" <http://www.library.yale.edu/consortia>.

[4] Vedi l'omonima pagina di INFER <http://www.uniroma1.it/infer/edisci.html>.

[5] "ScienceServer" è l'information retrieval di Elsevier Science;  "ScienceDirect on Site" ne è il servizio.

[6] L'informativa precedente su CIBER è stata pronunciata da Paola Gargiulo nel corso del convegno "La collaborazione necessaria: esperienze italiane di acquisti consortili. Le realizzazioni, le iniziative in corso, le prospettive", Firenze, Università degli studi, 28-29 aprile 1999, ed è disponibile in diapositive Power Point all'url <http://www.burioni.it/news/eventi/firenze99/relazioni/pg.ppt>.


«Bibliotime», anno III, numero 1 (marzo 2000)

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