[AIB]  AIB-WEB. Materiali per la storia dei bibliotecari italiani. Testi classici
AIB-WEB | Materiali per la storia dei bibliotecari | Testi classici della biblioteconomia italiana

ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE

 

LA BIBLIOTECA PUBBLICA
IN ITALIA

COMPITI ISTITUZIONALI E PRINCIPI GENERALI
DI ORDINAMENTO E DI FUNZIONAMENTO

PRESENTAZIONE
PREFAZIONE

[p. 11]

PARTE I

LE RESPONSABILITÀ DELLA BIBLIOTECA PUBBLICA
NELLA DEMOCRAZIA MODERNA

L'instaurazione della democrazia nel nostro Paese, e il rapido processo di industrializzazione che ha investito la nostra economia sono i due avvenimenti storici che concorrono a rendere urgente anche fra noi l'organizzazione di un sistema capillare di biblioteche pubbliche.

Le ragioni di ciò sono evidenti:

1. - Non può esistere democrazia senza cultura diffusa e senza informazione oggettiva; perciò occorre sviluppare istituti capaci di diffondere la cultura tra i cittadini adulti, capaci di contribuire al formarsi di un'opinione pubblica informata e illuminata: la bi­blioteca pubblica è certamente uno di quegli istituti, e forse il più importante.

2. - Non può esistere né svilupparsi una società industriale senza aggiornamento culturale e tecnico-professionale. L'aggiorna­mento potrà anche essere promosso con corsi di richiamo culturale; ma esso rimane essenzialmente un processo autonomo e perma­nente che non può farsi se non attraverso i libri e quindi per mezzo delle biblioteche.

3. - Ogni uomo, oltre ad essere un cittadino e un membro della comunità democratica, oltre ad essere un lavoratore e un elemento della vita economica del paese, è anche una persona uma­na, con i suoi bisogni e con le sue aspirazioni di ordine intellettuale e spirituale. A soddisfare questi bisogni può essere di efficace aiuto la biblioteca pubblica, sia che fornisca buone letture per diletto e aiuti i suoi frequentatori a far buon uso del loro tempo libero, sia che offra una risposta alle loro curiosità intellettuali o li aiuti a sviluppare le loro facoltà creative e critiche nel campo delle arti, delle lettere, delle scienze e della tecnica.

[p. 12]

4. - È certamente compito della scuola fornire ad ogni indi­viduo le premesse dell'educazione e della cultura: un sicuro pos­sesso dell'alfabeto, la capacità di esprimersi e di leggere, e una certa idea generale della conoscenza; ma l'istruzione scolastica non potrà mai fornire il bagaglio di cognizioni e informazioni - politiche, economiche e culturali - di cui ogni uomo ha bisogno lungo tutto il cammino della vita. Toccherà invece alla biblioteca pubblica offrire ai ragazzi, ai giovani e agli adulti, uomini e donne, l'opportunità e l'impulso a procurarsi quelle cognizioni e quelle informazioni, e a non cessare mai di educare se stessi - come cittadini, come lavoratori e come esseri umani - in un processo volontario ed autonomo destinato a durare quanto la vita.

5. - Entrato ormai in attuazione il precetto costituzionale che vuole obbligatoria l'istruzione scolastica fino ai 14 anni, noi possiamo ragionevolmente sperare che le nuove generazioni acqui­steranno nella scuola un sicuro e stabile possesso delle cognizioni elementari, e diverranno così capaci di procurarsi direttamente altre cognizioni e informazioni attraverso la lettura. Ma ciò servirà a poco se nel frattempo non sapremo organizzare un sistema na­zionale di biblioteche per la diffusione del libro e della cultura. Ripeteremo col Fabietti: «La scuola, senza il necessario comple­mento della libera lettura pubblicamente organizzata, è come una tavola in cui appariscono coltelli e forchette, cucchiai e piatti, ma non il cibo».
In realtà a poco servirebbe protrarre fino ai 14 anni l'insegna­mento gratuito e obbligatorio, se poi i giovani che lasciano la scuola per inserirsi nel mondo del lavoro dopo aver stabilmente acqui­sito i meccanismi della lettura, non fossero indotti dalla presenza di buone biblioteche per tutti a coltivarsi, a informarsi e a pro­gredire.
Né vale obiettare che giovani e adulti, provvisti di una più solida istruzione di base, compreranno i libri dei quali hanno bi­sogno. Certo le biblioteche pubbliche si propongono anche il fine di trasformare i loro frequentatori in «consumatori di libri»; ma per desiderare di acquistare libri bisogna aver contratto l'abitu­dine e il gusto della lettura, e bisogna disporre di una consulenza e di una guida per identificare i libri che si vorrebbero possedere.
Compito della biblioteca pubblica è appunto di creare l'abitu­dine e il bisogno della lettura e di offrire una guida nella scelta dei libri.

[p. 13]

Non deve poi essere dimenticato che in una società ancor povera, come la nostra, i libri non si acquistano, anzi devono es­sere offerti con insistenza, con tutte le tecniche della penetrazione culturale. Solo un efficiente sistema di biblioteche pubbliche può assolvere questo compito.

6. - Lo sviluppo della democrazia moderna è condizionato dal progressivo livellamento delle esperienze anche culturali, e del tono di vita, tra città e comuni rurali. E infatti non può essere riservato alle minoranze residenti nelle città il compito di costruire la de­mocrazia, di alimentare il progresso economico-sociale del paese, di promuoverne lo sviluppo culturale: perciò lo Stato deve ormai affrontare il compito di organizzare un servizio bibliotecario vera­mente nazionale, concepito non più in termini di città o di isole culturali, ma in termini di paese e di copertura integrale del ter­ritorio, e capace di assicurare a tutti i cittadini, dovunque vivano, condizioni tendenzialmente eguali nell'accesso all'informazione, alla lettura e alla cultura. Un tale compito non può non essere affidato alle piccole biblioteche isolate che già esistono in alcune centinaia di comuni, né ad altre simili da creare ex novo; bensì deve essere svolto da un'organizzazione di dimensioni nazionali, sorretta da una solida impalcatura di biblioteche di capoluogo, e articolata in una molteplicità di minori e piccole biblioteche comunali e di stazioni di distribuzione e di prestito, collegate, alimentate e cooperanti.

[p. 15]

PARTE II

GLI OBIETTIVI DELLA BIBLIOTECA PUBBLICA

Nell'accettare le nuove responsabilità che la moderna demo­crazia industriale le impone, la biblioteca pubblica si propone come obiettivo fondamentale di raccogliere e ordinare libri e altri ma­teriali di comunicazione delle idee (opuscoli, fogli volanti, periodici, carte, stampe, diapositive, films e dischi), e di promuoverne l'uso con varie tecniche e con un'opera assidua di consulenza e guida ai lettori, affinché ragazzi, giovani, adulti - uomini e donne - dovunque vivano e lavorino, nelle città o nei più isolati comuni rurali, possano, ed anzi siano incoraggiati:
- a educare se stessi continuamente;
- a coltivare un atteggiamento di critica costruttiva nella vita pubblica e ad adempiere meglio i loro doveri politici e sociali, come cittadini di questo paese e come europei;
- a sviluppare le loro facoltà creative e critiche nel campo delle lettere e delle arti, e in generale a contribuire al progresso culturale e spirituale del paese;
- a utilizzare il loro tempo libero in modo proficuo per loro e per la società.

* * *

Affinché si realizzi questo obiettivo, molte altre condizioni devono essere adempiute:

1. - La biblioteca pubblica deve essere aperta a tutti nel senso che tutti devono avere a disposizione una biblioteca o una suc­cursale o comunque un «punto di servizio bibliotecario», tutti devono avere un accesso per quanto possibile facile a tutto il pa-

[p. 16]

trimonio culturale del paese, e a tutti deve essere prestato un servizio tendenzialmente eguale.
In altre parole, deve essere perseguito il fine di estendere il servizio bibliotecario a tutti gli abitanti del paese, su tutto il ter­ritorio, attraverso la formazione di «sistemi bibliotecari» provin­ciali e regionali, dotati di punti di servizio maggiori (grandi biblio­teche autonome) nei capoluoghi di provincia e di regione, di punti di servizio minori (biblioteche autonome o collegate o alimentate) nei comuni minori, di punti di servizio minimi (posti di prestito e stazioni di distribuzione) e di servizi mobili (bibliobus) nei comuni con meno di 1.000 ab. e negli insediamenti sparsi.

2. - La biblioteca pubblica deve essere aperta a tutti anche nel senso che deve formare le sue raccolte avendo presenti gli interessi, il livello di cultura e la capacità di lettura di tutti i membri della comunità.

3. - La biblioteca pubblica deve essere aperta a tutti gratuita­mente, nel senso che a nessuno deve essere chiesto di pagare in nessuna forma il diritto alla lettura, all'informazione e alla cultura; perciò deve essere istituita e mantenuta dagli enti di governo lo­cale e centrale con fondi pubblici, e i fondi devono essere tali da consentire un buon livello di efficienza.

4. - Poiché non è soltanto un diritto fondamentale del citta­dino disporre dei mezzi di informazione e di educazione che la biblioteca raccoglie ed offre, ma è anche un interesse della co­munità che il cittadino si educhi e si informi, come cittadino, come lavoratore e come uomo, così deve essere obbligatorio per le autorità di governo istituire biblioteche pubbliche e regolarne l'attività con una chiara legislazione delle biblioteche.

5. - La biblioteca pubblica non ha il compito di custodire le memorie del passato o di raccogliere i documenti del presente per trasmetterli al futuro. Essa può naturalmente custodire ed accre­scere alcune sezioni di conservazione, come la sezione del «diritto di stampa» o le sezioni dei libri antichi e rari; essa deve certa­mente formare e alimentare una sezione di storia locale; ma il suo compito fondamentale resta quello di «far lavorare i libri per l'uomo». La biblioteca pubblica adempie il suo compito nella mi­sura in cui è capace di suscitare, di accogliere e di soddisfare i bisogni e le curiosità intellettuali e spirituali dei suoi utenti; nella

[p. 17]

misura in cui i suoi libri sono consultati e presi in prestito. In altre parole, lo scopo ultimo di tutte le attività della biblioteca pubblica è il servizio pubblico. Perciò hanno rilevante importanza: la scelta dei locali e l'arredamento affinché l'utente possa quanto più facilmente frequentare la biblioteca e trovarvisi a suo agio; la scelta di un sistema di classificazione e l'adozione del principio degli «scaffali aperti», affinché sia facilitato l'incontro tra il let­tore e il libro; la scelta dell'orario della lettura e del prestito che deve permettere l'uso più largo e più facile delle risorse della bi­blioteca; la scelta delle procedure che devono snellire e accelerare tutti i servizi, in particolare il servizio del prestito.

6. - La biblioteca pubblica non può contentarsi di aspettare e di accogliere chi, entrando dalle sue porte, si fa «lettore»; ma deve muovere incontro ai potenziali lettori e conquistarli: deve essere cioè un organismo attivo e dinamico alla conquista della comunità. Ma per conquistare la comunità bisogna conoscerla e farsi conoscere: di qui la necessità per la biblioteca pubblica di condurre inchieste e studi d'ambiente, di organizzare programmi di propaganda e di coltivare buone relazioni pubbliche.

7. - La biblioteca pubblica non solo mira a soddisfare le cu­riosità e i bisogni intellettuali dei suoi utenti; ma si propone di stimolare ed accrescere quelle curiosità e quei bisogni, e di pro­muovere una più ampia utilizzazione del materiale stampato e dei mezzi di comunicazione delle idee. Perciò da un lato si impegna in un servizio di informazione e di guida alle letture nei confronti di coloro che non sanno trovare ciò che vorrebbero leggere; dal­l'altro lato si propone di attirare l'attenzione del pubblico sui problemi importanti o attuali con vari richiami come le mostre, gli elenchi di libri relativi a un argomento, le discussioni sui libri nuovi, ecc.

8. - Nell'attività di informazione, di consulenza e di guida alla lettura, come nell'attuazione del suo programma culturale, la bi­blioteca pubblica deve attentamente evitare di dire a chiunque che cosa deve leggere e che cosa deve pensare; ma deve assolvere il compito di assistere ciascuno nello sforzo che fa per decidere da sé che cosa deve leggere e che cosa deve pensare.
A questi principi deve essere ispirata anche la scelta dei libri. La biblioteca pubblica deve provvedere al suo pubblico una lettera­tura di buona qualità, la migliore qualità che esso può assimilare;

[p. 18]

nei limiti dei fondi disponibili deve cercare di assicurare ai suoi lettori la più ampia documentazione sul maggior numero di sog­getti e, nel settore dell'informazione, deve acquisire materiale che rappresenti tutti i punti di vista con la sola condizione che con­tenga un'onesta esposizione dei fatti.
In altre parole la scelta dei libri deve assicurare la formazio­ne di un fondo librario adatto alle necessità locali e tale da ricrea­re, educare, istruire, documentare i lettori, senza venir meno alla piena oggettività e al più assoluto rispetto della personalità del lettore.

9. - Poiché ogni uomo, oltre ad avere curiosità e problemi co­me individuo, ha interessi e bisogni come membro di un determi­nato gruppo della comunità, così la biblioteca pubblica, oltre a corrispondere ai bisogni individuali di informazione secondo quel­la che deve rimanere una delle sue caratteristiche linee di azione, deve anche prestare un servizio ai gruppi della comunità.
La comunità si divide in gruppi secondo l'età (e il gruppo più importante, numericamente e socialmente, è quello dei ragazzi e dei giovani), secondo l'occupazione (che dà luogo ai gruppi di me­stiere), secondo le attitudini e i gusti (che corrispondono ai grup­pi di interesse). Esiste poi un vasto gruppo della comunità che, pur potendo rientrare nei gruppi di mestiere e di interesse, sarebbe condannato a rimanerne escluso, ed anzi a rimanere escluso dagli stessi benefici della lettura, se la biblioteca pubblica non ne pren­desse una cura particolare, ed è il gruppo degli adulti di cultura elementare.

10. - Tra i gruppi d'età il più importante è il gruppo dei ra­gazzi e dei giovani. Il servizio ai ragazzi deve essere parte inte­grante dell'organizzazione e del programma di attività di ogni biblioteca pubblica.
a) perché non avremo mai una popolazione adulta che cono­sca e apprezzi i libri se non avremo sviluppato il gusto e l'abitudine della lettura nei ragazzi e nei giovani;
b) perché lo stesso insegnamento scolastico non produrrà che ben modesti effetti se il ragazzo non scoprirà al più presto che esso, con le sue difficoltà, con le sue costrizioni, talvolta finan­che con il suo tedio, non è fine a se stesso, ma è solo uno strumento per penetrare nell'affascinante, sconfinato campo delle esperienze culturali individuali, volontarie, autonome e ricche di senso. Non

[p. 19]

sarà mai insegnato abbastanza presto ai ragazzi che vi sono altri libri oltre i libri scolastici, e che ci si può avvicinare ad essi liberamente, fuori della costrizione scolastica;
c) perché forse nessun gruppo sociale ha un bisogno così acuto della biblioteca come quello dei ragazzi e dei giovani, i primi per prendere coscienza di sé e della realtà che li circonda, attraverso i libri; i secondi per avere aiuto nella ricerca della professione e per inserirsi, al più presto possibile e con il minimo sforzo, nel mondo degli adulti.

11. - Tra il servizio prestato ai ragazzi nella biblioteca pub­blica e il servizio delle biblioteche scolastiche non deve esistere concorrenza o duplicazione, ma complementarità e cooperazione: la biblioteca scolastica deve servire il ragazzo in quanto scolaro, deve offrirgli i libri che servono a illustrare e ad ampliare il pro­gramma scolastico, deve assicurargli l'uso di un buon nucleo di ma­teriale di consultazione (manuali, enciclopedie, dizionari, atlanti); la biblioteca pubblica deve raccogliere e mettere a disposizione dei ragazzi tutti i libri che non hanno diretta e immediata relazione con lo svolgimento dei programmi scolastici, e che invece promuo­vono lo sviluppo intellettuale e spirituale del ragazzo e la sua ma­turazione alla condizione di adulto.
È opportuno che sia la biblioteca pubblica a raccogliere e ad offrire i libri che non sono strettamente connessi all'insegnamento scolastico:
a) perché nella biblioteca pubblica quei libri possono esse­re utilizzati contemporaneamente dai ragazzi di varie scuole e dai ragazzi che hanno lasciato la scuola, sicché il sistema di distribu­zione risulta più economico e maggiore l'utilizzazione del mate­riale;
b) perché la biblioteca pubblica, aperta nelle ore non sco­lastiche e nei periodi di vacanza annuale, può assicurare ai ragaz­zi il pieno godimento dei libri raccolti per essi;
c) perché nella biblioteca pubblica il ragazzo può profitta­re della consulenza del bibliotecario mentre l'insegnante - impe­gnato nello svolgimento del programma - non può dedicare, alle letture dei ragazzi e all'organizzazione e all'utilizzazione della bi­blioteca scolastica, se non i ritagli del suo tempo;
d) perché nell'atmosfera di autonomia e di volontarietà che contraddistingue il servizio ai ragazzi prestato dalla biblioteca pub-

[p. 20]

blica, il ragazzo può accostarsi ai libri con maggiore libertà e pro­fitto;
e) perché alla biblioteca pubblica è più facile promuovere il tempestivo passaggio del ragazzo alla sfera culturale degli adul­ti, ed evitare il pericolo che i libri siano considerati dal ragazzo un mero strumento scolastico e perciò siano da lui abbandonati, in­sieme a tutto ciò che si riferisce alla scuola, alla fine del periodo scolastico.
La biblioteca pubblica a sua volta deve sforzarsi di portare i libri verso i ragazzi mettendoli a loro disposizione nella scuola come nei luoghi di lavoro, nelle colonie, nei centri culturali, ecc., attraverso depositi temporanei e rinnovabili.
La biblioteca pubblica deve inoltre mettere a disposizione dei giovani, libri che favoriscano l'orientamento professionale e - non appena ne abbia la possibilità - deve organizzare un servizio di consulenza per l'orientamento professionale.
Per promuovere efficacemente la qualificazione dei ragazzi per mezzo dei libri, la biblioteca pubblica deve ricercare l'alleanza e la collaborazione della scuola e della famiglia.

12. - Tra i gruppi di mestiere, la biblioteca pubblica non può che prendere una cura particolare degli agricoltori e degli operai. L'aiuto ai gruppi di mestiere ha la sua forma più semplice nella organizzazione di uno scaffale aperto, largamente provvisto di li­bri e di riviste di mestiere. Altri aiuti possono essere dati con la distribuzione di elenchi di libri e di riviste che interessano un dato gruppo di mestiere e che sono posseduti dalla biblioteca pubblica; con la preparazione di mostre, possibilmente accompagnate da conferenze di specialisti, da discussioni su temi attuali, da recen­sioni e notizie su libri di mestiere.
Ma agricoltori ed operai sono finora soltanto lettori potenzia­li, e il primo compito della biblioteca pubblica resta quello di con­quistarli, di persuaderli con un'opera assidua di propaganda che il servizio della biblioteca è organizzato anche per essi, che anch'essi come cittadini ne pagano le spese e hanno diritto di valersene, che possono trovare nella biblioteca assistenza e consiglio, che saran­no loro procurati libri di cui hanno bisogno.

13. - Anche il servizio ai gruppi di mestiere diventa più fa­cile quando la biblioteca pubblica, accettando tutte le sue respon-

[p. 21]

sabilità educativo-sociali, si impegna a dare cura e assistenza par­ticolare al gruppo degli adulti di cultura elementare.
Ogni società democratica tende a cancellare le differenze di condizione culturale; ma sa di avere cittadini incolti che è essen­ziale ed urgente recuperare:
a) per un interesse politico di conservazione della democra­zia, giacché la democrazia non ha speranza di sopravvivere se ogni cittadino non si fa capace di esercitare i suoi diritti e doveri, e di partecipare consapevolmente e costruttivamente alla vita della comunità;
b) per motivi di carattere economico, perché il moto acce­lerato delle scoperte scientifiche e tecniche esige da ogni membro attivo della comunità una crescente quantità di cognizioni, da ac­quistare e da aggiornare indefinitamente;
c) per motivi di ordine etico-sociale perché l'asserito prin­cipio dell'eguaglianza trovi svolgimento in un processo continuo di approssimazione ai suoi fini, anche nel campo delle conquiste spi­rituali e intellettuali.
Perciò ogni società democratica deve avere un programma di istruzione di base e un programma di educazione degli adulti. La biblioteca pubblica collabora potentemente a tutti i programmi di educazione degli adulti promuovendo l'incontro tra gli adulti e i libri, mettendo in atto un complesso di tecniche per stimolare gli interessi latenti, cercando di indurre e aiutare gli adulti a di­ventare spiritualmente più operosi. I gruppi di lettura, i corsi di lettura, l'animazione della lettura, l'azione per la produzione di libri facili, gli elenchi bibliografici graduati, le recensione scritte o parlate, i gruppi di discussione, sono mezzi specifici d'intervento della biblioteca pubblica nell'educazione dell'adulto.
Per contribuire efficacemente ai programmi di educazione de­gli adulti, e in genere nell'interesse della comunità, la biblioteca pubblica deve ricercare intese e forme di collaborazione con tutti gli organismi che promuovono lo sviluppo culturale della comunità.

[p. 23]

PARTE III

BIBLIOTECHE SINGOLE E SISTEMI
COOPERAZIONE BIBLIOTECARIA

1. - Accettato il principio che i servizi che la biblioteca pub­blica vuole rendere (parte II, premessa) sono essenziali per i cit­tadini di una democrazia e che pertanto devono essere disponibili per tutto il popolo su tutto il territorio, ne discende la necessità di prevedere e di promuovere la costruzione pianificata di un si­stema bibliotecario nazionale che assicuri a tutti i cittadini un ser­vizio tendenzialmente eguale attraverso l'organizzazione di unità di servizio di vario tipo, adatte ai vari tipi di insediamento della popolazione e alle differenze topografiche, di clima, di viabilità, ecc.

2. - All'inizio della sua evoluzione storica in senso moderno, la biblioteca pubblica si presenta sempre come biblioteca singola, come un istituto isolato, inteso a realizzare un servizio biblioteca­rio quanto più possibile complesso e completo dentro le proprie mura e nei limiti delle proprie risorse. Ma una biblioteca isolata può rendere un servizio efficiente solo quando sorga in un centro urbano di una certa ampiezza perché ha bisogno di un humus eco­nomico-culturale-sociale in cui affondare le radici e da cui trarre finanziamenti adeguati e personale preparato. Perciò è accaduto in passato, e non soltanto presso di noi, che buone biblioteche pub­bliche siano sorte nelle grandi città, e invece le periferie, le pic­cole città, i comuni rurali siano rimasti privi di ogni servizio ap­prezzabile. Eppure, per coloro che vivono e lavorano fuori delle cit­tà, non è minore la necessità di disporre di un servizio bibliotecario e la capacità di profittarne, anzi essi ne hanno, se mai, più bisogno perché hanno minori occasioni di svago e di contatti spirituali ed umani.
In tempi più recenti, anche a causa della profonda evoluzione dei mezzi di comunicazione e di trasporto, è diventato possibile ri­solvere questo controsenso e abbattere l'ingiusto privilegio che

[p. 24]

sembrava riservare il beneficio della lettura, dell'informazione e della cultura agli abitanti delle città. Resta acquisito che una bi­blioteca pubblica, per poter realizzare certi livelli minimi di fun­zionamento, deve sorgere in un'area di servizio di proporzioni tali da assicurarle finanziamenti adeguati e un personale competente e abbastanza numeroso. Una grande città presenta questi requisiti e può quindi costituire da sola un'area di servizio bibliotecario suf­ficiente; ma, fuori delle grandi città, un'area di servizio dovrà com­prendere più comuni, e frazioni, e agglomerati di popolazione, giac­ché nessun comune rurale, anche con un sostanziale sforzo finan­ziario, può disporre da solo dei fondi necessari all'acquisto del ma­teriale, all'organizzazione dei servizi e all'assunzione di personale professionalmente preparato.
Quali che siano le caratteristiche dell'area bibliotecaria, il ser­vizio sarà sempre assicurato in tutta l'area da una biblioteca prin­cipale, ovvero da un organo centrale appositamente costituito, e da una rete di punti di servizio minori e minimi. Alla biblioteca isolata viene in tal modo a sostituirsi il «sistema».

3. - La miglior dimensione di un'area bibliotecaria, ai fini del­l'organizzazione di un sistema, non può che essere determinata caso per caso, alla luce di due principi fondamentali e in una certa misura contrastanti:
a) l'area non deve essere troppo vasta perché la biblioteca principale o l'organo centrale devono poter mantenere facili e fre­quenti contatti con tutte le agenzie di distribuzione del sistema;
b) l'area deve essere abbastanza vasta e popolosa perché il finanziamento fornito dalle locali autorità di governo (general­mente commisurato al numero degli abitanti) sia sufficiente alla gestione dei servizi fondamentali di una buona biblioteca pubblica.
Sulla miglior dimensione di un'area bibliotecaria influiranno anche le condizioni geo-topografiche, delle comunicazioni, dell'or­ganizzazione amministrativa, e simili, nonché svariati fattori di natura ambientale e storico-tradizionale.

4. - Secondo le circostanze di luogo, di popolazione, ecc., pos­sono aversi:
a) «Sistemi urbani»: nei quali l'area di servizio coincide con il territorio di una città. In questo caso il sistema sarà formato da una biblioteca pubblica centrale con le sue succursali, le sue

[p. 25]

stazioni di deposito, ed eventualmente i suoi bibliobus a servizio della periferia urbana;
b) «Sistemi urbano-rurali»: nei quali l'area di servizio comprende una città di media grandezza e più comuni e frazioni minori. In questo caso il «sistema» coincide generalmente con i confini della provincia ed è formato da una biblioteca pubblica centrale che è generalmente la biblioteca del capoluogo di provincia, da un buon numero di biblioteche pubbliche comunali alimentate - preesistenti o di nuova formazione - situate nei comuni minori, infine da un certo numero di stazioni di distribuzione o posti di prestito aperti dalla biblioteca centrale nei comuni che ancora non hanno provveduto a costituire la biblioteca comunale. Il sistema può inoltre assicurare un servizio con i bibliobus alle comunità troppo piccole e povere per aver mai una biblioteca fissa;
c) «Sistemi rurali»: nei quali l'area di servizio non com­prende centri urbani di qualche rilievo. Questo caso può verificarsi in zone a popolazione sparsa, troppo ampie per essere servite dal ca­poluogo della provincia. In questo caso sarà organizzato un «uffi­cio centrale» che assumerà i compiti che negli altri sistemi spet­tano alla biblioteca principale.

5. - I «sistemi» possono costituirsi:
a) quando una biblioteca maggiore, generalmente la biblio­teca del capoluogo di provincia, offra i propri servizi alle biblio­teche minori o minime e ai comuni privi di biblioteca pubblica, per­suadendo le autorità locali a stanziare contributi;
b) quando i comuni privi di biblioteca, o le biblioteche mi­nori e minime, richiedano un servizio bibliotecario ad una biblio­teca maggiore, generalmente alla biblioteca del capoluogo di pro­vincia, e si dichiarino pronti a versare un canone per ottenere la estensione del servizio, ovvero servizi determinati come l'acquisto e la preparazione dei libri, un servizio per posta e per telefono di informazione e guida alle letture, l'attuazione di un programma culturale, ecc.;
c) quando l'autorità statale o regionale intraprenda l'attua­zione di piani organici di penetrazione culturale e di educazione per­manente degli adulti, interessando ai suoi programmi gli enti lo­cali;
d) infine quando gli amministratori di una gran parte dei comuni di una provincia (abbiano o no una biblioteca pubblica)

[p. 26]

decidono di addivenire ad un accordo, o addirittura di stringersi in consorzio per assicurare ai loro amministrati un servizio biblio­tecario di buona qualità e di considerevoli proporzioni, sia piani­ficando gli acquisti e utilizzando in comune il materiale acquista­to (libri, riviste, giornali, dischi, films, ecc.) e le attrezzature pre­disposte (bibliobus, scaffali, schedari, ecc.), sia centralizzando in varie forme le procedure della scelta, dell'acquisto, della cataloga­zione e della classificazione del materiale, sia costituendo un depo­sito comune di opere poco usate, una comune sezione di studio, un servizio di informazione e guida, un programma di attività cultu­rali e simili.

6.- I «sistemi» sorgono e si sviluppano più facilmente in aree nelle quali non preesistono piccole biblioteche indipendenti giacché la piccola biblioteca isolata, non essendo stata posta in condizione di fare un buon lavoro e di rendere un vero servizio bi­bliotecario, non è servita a persuadere il pubblico e gli enti locali che la biblioteca pubblica ha una sua funzione essenziale da com­piere e un effettivo servizio da rendere cosicché gli enti locali, in questo caso, sono riluttanti ad impegnarsi a maggiori spese per aderire ad un sistema.
Può anche accadere che i bibliotecari delle biblioteche minori e minime rifiutino di coordinarsi o di lasciarsi assorbire in un sistema così da diventarne agenzie di distribuzione e di servizio, secon­do un piano generale. Perciò è necessaria una propaganda assidua, volta a dimostrare ai bibliotecari e agli organi del governo locale l'utilità, anzi la necessità, della cooperazione giacché solo bibliote­che cooperanti, assommando i loro servizi e i loro fondi, possono corrispondere pienamente ai bisogni dei loro utenti; la coopera­zione può rendere disponibili, in ogni piccola comunità, materiali e servizi che oggi appare impossibile ottenere fuori delle grandi cit­tà. Ogniqualvolta Comuni minori, o bibliotecari di biblioteche mino­ri e minime, respingono l'occasione di inserirsi in sistemi più ampi e di cooperare con le altre biblioteche di un'area, sono gli abitanti di quel comune o gli utenti potenziali di quella biblioteca a ricevere un danno.

7. - I sistemi bibliotecari si costituiscono e sono finanziati in vari modi:
a) nei sistemi urbani, la biblioteca centrale, le succursali, le stazioni di deposito e gli altri organi dell'estensione costituiscono

[p. 27]

un solo complesso, dipendente da una sola autorità di governo (ge­neralmente il Comune). Perciò compete a quell'autorità predispor­re il piano di estensione; determinare il numero e l'ubicazione del­le succursali; assumere, preparare e retribuire il personale sia centrale che periferico; insomma assicurare il finanziamento e il funzionamento del sistema, eventualmente con i contributi del­l'Amministrazione provinciale, dell'Amministrazione regionale e dello Stato;
b) nei sistemi urbano-rurali e nei sistemi rurali si determi­nano situazioni più complesse:
    1) nei casi previsti sub 5a) e 5b) spetta alla biblioteca maggiore, che ha proposto l'estensione del servizio o che ne è stata richiesta, organizzare e gestire il servizio stesso; perciò sarà l'au­torità di governo da cui la biblioteca principale dipende che dovrà decidere quali servizi rendere, con quale gradualità estenderli ai Comuni che ne fanno richiesta, con quanto e quale personale e con quali fondi mettere in grado la biblioteca principale di trasformar­si in biblioteca centrale di un «sistema», quali contributi richie­dere ai comuni serviti, alla Provincia, alla Regione, allo Stato, per fronteggiare le spese del servizio. Da parte loro i Comuni minori, oltre a versare un contributo all'autorità da cui la biblioteca prin­cipale dipende, a titolo di rimborso per i servizi ricevuti, provve­deranno ad assicurare il funzionamento della locale «biblioteca alimentata» o «stazione di deposito», e ad assumere e retribuire un «bibliotecario» o «depositario»;
    2) nel caso previsto sub 5c) al finanziamento del sistema concorrerà prevalentemente l'autorità statale o regionale; ma il servizio di estensione continuerà ad essere assicurato dalla biblio­teca principale dell'area, generalmente dalla biblioteca del capo­luogo di provincia, la quale dovrà sempre darsi le strutture neces­sarie per divenire centro di un sistema. All'autorità di governo da cui la biblioteca principale dipende e agli enti locali interessati a ricevere il servizio, saranno richiesti dall'autorità statale o regio­nale contributi e adempimenti simili a quelli indicati al paragrafo precedente;
    3) nel caso previsto sub 5d), cioè quando si costituisca un consorzio fra Comuni, per lo più con la partecipazione dell'Ammi­nistrazione provinciale, sarà il Consorzio ad assumere l'organizza­zione e la gestione del servizio di estensione; a costituire, se ne-

[p. 28]

cessario, un ufficio centrale a meno che l'ente proprietario della biblioteca principale non intenda conferire al Consorzio la sua bi­blioteca ovvero ospitare in essa l'ufficio centrale del Consorzio; a nominare il direttore e il personale; a determinare il numero, la qualità e le modalità dei servizi; a elaborare il bilancio, determi­nando anche gli apporti e i contributi dei singoli Comuni.
Il Consorzio, come ogni altro sistema bibliotecario provincia­le, è sottoposto alla vigilanza dello Stato e della Regione ai quali può richiedere assistenza tecnica e finanziaria.

8. - Il movimento per la costruzione dei «sistemi» è appena incominciato in Italia; ma l'esperienza internazionale, già più lun­ga, autorizza a credere che proprio nella costruzione dei sistemi si trovi il rimedio alle insufficienze della biblioteca isolata. I sistemi, poiché dispongono di maggiori risorse finanziarie, possono acqui­stare maggiori quantità di materiale, organizzare un maggior nu­mero di servizi e assicurarsi le prestazioni di un personale suffi­ciente e qualificato. Il sistema, potendo risparmiare sulle spese generali e sulle attrezzature, non dovendo spendere il denaro dei contribuenti per ingrandire via via le sedi periferiche o per ri­petere in ogni comunità tutte le operazioni di scelta, di acquisto, di catalogazione, classificazione e preparazione dei libri, o infine per acquistare di ogni opera tanti esemplari quanti sono i punti di distribuzione, può rivolgere i suoi sforzi ad estendere, ampliare e perfezionare i servizi. In conclusione è egualmente vantaggioso, per gli enti locali e per gli utenti, che alle biblioteche isolate e po­vere si sostituisca la realtà complessa, organica e dinamica del sistema.

[p. 29]

PARTE IV

PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE DEI FONDI
E DEL SERVIZIO PUBBLICO

Accettato il principio che è compito fondamentale della biblio­teca pubblica assicurare l'uso pubblico di un materiale raccolto in funzione dei bisogni del pubblico, cioè dei membri di una determi­nata comunità, è possibile formulare un certo numero di requisiti validi per tutte biblioteche pubbliche e i sistemi, e concernenti:
a) la natura, l'organizzazione e le dimensioni del fondo li­brario;
b) le modalità del servizio pubblico (orario, prestito, vo­lume della circolazione);
c) le forme di assistenza e guida ai singoli e ai gruppi della comunità (informazione, consulenza e guida; programma cultura­le; servizio ai ragazzi; orientamento professionale).

1ª SEZIONE: ORGANIZZAZIONE DEI FONDI.

Rientrano nel primo tema i problemi della scelta dei libri, del­la catalogazione, classificazione e collocazione a scaffali aperti, del­la costituzione quantitativa del fondo librario di base, degli incre­menti e delle eliminazioni.

In particolare:

1. - La biblioteca pubblica o il «sistema» devono formare le loro raccolte in funzione dell'obiettivo fondamentale già enun­ciato nella premessa della Parte II. Devono mettere a disposizione della popolazione servita una larga scelta di opere letterarie e di fantasia, di libri relativi a un gran numero di argomenti di inte­resse generale, o regionale e locale, di libri che trattino delle atti­vità pratiche e dei problemi della vita contemporanea, nazionale

[p. 30]

e internazionale. Devono tendere a soddisfare tanto i bisogni di lettura comuni a qualunque comunità quanto quelli propri alla co­munità in cui operano. Devono offrire opportunità di lettura a per­sone di tutte le età e di tutti i livelli di abilità nel leggere.
Le raccolte devono comprendere, oltre al materiale a stampa, anche i sussidi audiovisivi ed ogni altro materiale utile alla comu­nicazione delle idee.

2. - La scelta dei libri e dell'altro materiale, oltre ad essere un compito educativo-sociale che presuppone la volontà e la capacità di perseguire gli obiettivi fondamentali della biblioteca pubblica (Parte II: premessa e par. 8), è anche un difficile compito tecnico, per assolvere il quale il bibliotecario deve possedere una larga co­noscenza dei libri che si stampano o sono disponibili, degli avveni­menti della vita pubblica e della vita culturale, degli interessi e dei bisogni della comunità, del materiale di cui la biblioteca o il siste­ma già dispongono nelle loro raccolte. Deve inoltre essere istruito nell'uso degli strumenti della scelta: bibliografie correnti e retro­spettive, elenchi di libri di consultazione, di libri per ragazzi, di li­bri di agricoltura o simili, e un gruppo accuratamente selezionato di riviste con recensioni. Deve infine tener conto delle attività cul­turali che la biblioteca pubblica o il «sistema» progettano di svol­gere, e dell'attività e del programma delle associazioni o organiz­zazioni culturali presenti nell'area servita.

3. - La biblioteca pubblica o il sistema si propongono il fine di facilitare e promuovere l'incontro tra l'uomo e il libro, perciò:
a) il numero e la qualità dei cataloghi deve essere stabilita in base alle esigenze del personale e dei lettori. In generale una bi­blioteca isolata dovrà disporre di un catalogo alfabetico per autori e titoli, di un inventario topografico e di un catalogo speciale per la sezione dei ragazzi. Altri cataloghi speciali potranno essere ne­cessari per le sezioni «chiuse» (storia locale, fondi pregevoli e rari, ecc.);
b) per rendere più facilmente accessibile ai lettori il ma­teriale, la biblioteca pubblica e il sistema devono adottare un si­stema di classificazione: l'esperienza internazionale prova che può essere utilmente adottato il sistema decimale Dewey, senza che sia necessario apportarvi modificazioni, almeno in una prima fase.
L'inventario topografico di cui alla lettera a) costituisce al tempo stesso il catalogo classificato dei fondi; deve tuttavia essere

[p. 31]

integrato da un «Indice dei Soggetti» che può essere compilato e aggiornato via via col sussidio della Bibliografia Nazionale e del Soggettario edito dal Centro Nazionale per il Catalogo Unico. Ai fondi speciali conservati in sezioni chiuse può essere opportuno non applicare la classificazione decimale; ma in questo caso, almeno per alcuni di essi (ad es. per la storia locale), dovranno essere compilati cataloghi a soggetto particolari;
c) non deve essere dimenticato che il più importante stru­mento di una politica di avvicinamento dell'uomo al libro resta la collocazione a scaffali aperti: perciò la biblioteca pubblica o il sistema non solo devono ordinare il fondo librario secondo uno sche­ma di classificazione; ma devono soprattutto consentire il libero accesso dei lettori agli scaffali, facilitando loro in ogni modo il compito di orientarsi fra i libri e di trovare da sé il materiale che li interessa. Il catalogo alfabetico, e l'inventario topografico o ca­talogo sistematico, con relativo indice dei soggetti, non sono che strumenti accessori di cui i lettori sono invitati a valersi quando l'indagine diretta tra i libri non soddisfa le loro esigenze: la collo­cazione a scaffali aperti deve essere considerata come una delle caratterizzazioni fondamentali di una biblioteca pubblica.

4. - La biblioteca pubblica o il sistema hanno il compito pre­valente di formare e mantenere un fondo librario di uso corrente e di continua utilità per il pubblico. Perciò, a parte il materiale con­servato nelle sezioni chiuse, il patrimonio di una biblioteca pubbli­ca o di un sistema (libri, riviste, giornali, audiovisivi, ecc.) deve essere concepito come un organismo vivente, in continua trasfor­mazione: il patrimonio di una biblioteca pubblica o di un sistema si trasforma e si rinnova attraverso gli incrementi e le eliminazio­ni: Incrementi ed eliminazioni possono bilanciarsi; ma se ciò non avviene, l'espansione o la contrazione del patrimonio devono co­munque trovare la loro ragione in oggettivi criteri di valutazione del fabbisogno della comunità, giacché non il numero dei libri pos­seduti giustifica un giudizio positivo sull'efficienza e importanza di una biblioteca pubblica o di un sistema; ma il numero di libri utili e richiesti che quella biblioteca o quel sistema possiede. Il fondo librario di una biblioteca pubblica o di un sistema ha valore, non per la quantità del materiale, ma per la sua freschezza, modernità, abbondanza di titoli sul maggior numero di soggetti che interessi­no la comunità.

[p. 32]

5. - Sulle dimensioni del fondo librario di cui deve disporre una biblioteca pubblica o un sistema, è difficile fornire precisi da­ti numerici; ma si possono formulare ipotesi valide. La biblioteca pubblica o il sistema hanno bisogno di una maggiore o minore quantità di libri e di altri materiali in rapporto agli interessi e alle dimensioni della comunità servita. Una comunità anche piccola ha sempre una vasta gamma di interessi, e quindi ha bisogno di molti libri. Perciò tra il numero dei lettori e il numero dei libri neces­sari non esiste un rapporto aritmetico; proporzionalmente una pic­cola comunità ha bisogno di un numero molto maggiore di libri perché vi sono molti libri che sono egualmente necessari a una pic­cola e a una grande comunità, solo che ogni libro in una grande comunità sarà utilizzato da un maggior numero di persone.
Questa è una delle ragioni che consigliano di organizzare il servizio bibliotecario in più larghe unità, o sistemi; infatti, dentro un sistema, diventa possibile acquistare anche quelle opere, gene­ralmente più costose, che in ogni comunità sono ricercate raramen­te, ma che il sistema può adoperare a beneficio di un maggior nu­mero di comunità.
Nell'ambito di un sistema è possibile distinguere e analizzare separatamente le dimensioni dei «fondi locali», disponibili in via permanente presso le singole agenzie di distribuzione del sistema, e le dimensioni del «fondo comune», disponibile presso la Biblioteca principale o presso l'ufficio centrale del sistema e i cui libri possono sempre essere ottenuti in prestito, o direttamente dai singoli uten­ti, o attraverso il deposito di nuclei librari nelle agenzie di distri­buzione, o dai bibliobus.
Dei fondi locali si può dire che essi devono includere almeno quegli strumenti di continua consultazione che permettono agli utenti di trovare una prima, pronta risposta ai loro interrogativi nel campo dell'informazione e dell'aggiornamento culturale e pro­fessionale. Inoltre il fondo locale dovrebbe includere tutti quei li­bri che hanno la probabilità di essere richiesti abbastanza frequen­temente perché ne sia giustificato l'acquisto. Tuttavia se l'organi­smo bibliotecario locale fa parte di un sistema, sarà meno neces­sario che il fondo locale offra una scelta ampia e bilanciata di tut­te le materie di interesse generale, laddove la biblioteca isolata ha il difficile compito di far fronte a tutti i bisogni dei suoi utenti, fuorché a quelli altamente specializzati, e di mostrar loro in ogni

[p. 33]

momento, con le sue sole risorse, «quanto sia ampio e vario il mondo dei libri e quali ne siano i valori».

6. - È stato calcolato dall'American Library Association (ALA) che nessuna biblioteca pubblica, per quanto piccola sia la area servita, potrà assicurare un servizio sufficiente di lettura e di prestito se non disporrà almeno di circa 1.000 opere di consulta­zione e di studio, e di circa 5.000 opere di informazione, di varia cultura, di attualità e di narrativa.
Altre indagini, compiute dalla Library Association inglese (LA) concludono che il fondo minimo per gli scaffali di una biblio­teca pubblica isolata dovrebbe essere così calcolato: 12-13.000 libri non-di-narrativa per adulti, 4.000 romanzi, 2.500 libri per ragazzi sui 14-15 anni di età.
Anche la FIAB ha elaborato dei calcoli, tenendo conto: a) che ogni comunità deve disporre di un fondo pari ad almeno 1 vol. per ogni persona in possesso dell'alfabeto, presente nell'area servita; b) che tale percentuale può diminuire quando aumenta la popola­zione, ma deve aumentare con il diminuire di essa; c) che in una area con un servizio bibliotecario ragionevolmente sviluppato, il numero dei libri presi a prestito sarà di 30-40 per ogni 100 ab. che sanno leggere; d) che nel fissare le dimensioni del fondo com­plessivo, occorre calcolare un margine del 10% per i libri tempo­raneamente fuori uso.
In base a queste premesse, la FIAB ha fornito i seguenti sche­mi quantitativi del fondo librario in una biblioteca singola e nei sistemi:

a) per una biblioteca singola in una città di circa 30.000 ab., dei quali il 25% usa la biblioteca e detiene in prestito in me­dia 1½ libri per ab.:

  -   fondo per gli scaffali circa 20.000 voll.
  -   libri in prestito circa 12.000 voll.
  -   libri non disponibili (per legatura, restauro, ecc.) circa  3.000 voll.
    Totale circa 35.000 voll.

b) per un sistema urbano che serva una città di 60.000 ab. con una biblioteca principale e due succursali:

[p. 34]

  -   fondo per gli scaffali della biblio­teca principale circa 20.000 voll.
  -   fondo per gli scaffali delle succur­sali (fondo minimo: 6.000 voll. cia­scuna) circa 12.000 voll.
  -   libri in prestito circa 23.000 voll.
  -   libri non disponibili circa  5.000 voll.
    Totale circa 60.000 voll.

c) Per un sistema urbano-rurale che serva un centro urba­no di 25.000 ab., e - nell'area - 3 cittadine di 10.000 ab., 20 co­muni sui 1.000 ab. e 20 agglomerati di 200-500 ab. (in media 300 ab.), con un bibliobus per raggiungere altri 5.000 ab. isolati, cioè in totale una popolazione di 86.000 ab.:

  -   fondo per gli scaffali della biblio­teca principale circa 20.000 voll.
  -   fondo per gli scaffali delle succur­sali (fondo minimo: 6.000 voll. cia­scuna) circa 18.000 voll.
  -   fondo per 20 Comuni minori (fon­do minimo: 1.000 voll. ciascuno) circa 20.000 voll.
  -   fondo per i 20 centri minori (400 voll. ciascuno) circa  8.000 voll.
  -   fondo per il bibliobus circa  3.000 voll.
  -   libri in prestito circa 33.000 voll.
  -   libri non disponibili circa 10.000 voll.
    Totale circa 112.000 voll.

7. - Le formule proposte sono valide in generale, e per un sistema in piena attività. Nella fase di organizzazione di un siste­ma, si acquisteranno anzitutto i fondi per gli scaffali e una per­centuale di libri per il prestito, calcolata in base alla presumibile richiesta iniziale.
In generale, poiché il fondo librario di una biblioteca pubbli­ca deve corrispondere ai bisogni di tutte le età e di tutti i livelli di cultura, è anche desiderabile valutarne percentualmente la compo­sizione. Su questo punto si conviene generalmente che i libri per ragazzi dovrebbero costituire il 20-25% del fondo librario com-

[p. 35]

plessivo e degli incrementi. A sua volta il fondo librario raccolto per uso degli adulti, dovrebbe contenere il 60% di opere di attua­lità, di informazione e di cultura, e il 40% di opere di fantasia.

8. - L'incremento annuo deve essere previsto per tre fini prin­cipali: mantenere il fondo di base nelle originarie condizioni di ef­ficienza, tener conto dell'accresciuta utilizzazione, promuovere la estensione e il miglioramento qualitativo del servizio.
Secondo l'ALA, più delle dimensioni della raccolta originaria, è importante la quantità e qualità dei nuovi acquisti, e nessun si­stema dovrebbe mai acquistare meno di 4-5.000 opere nuove ogni anno, e di esse almeno 4-500 dovrebbero essere per ragazzi, e 250 per giovani. Questi calcoli si riferiscono sempre al solo fondo di uso corrente e di continua utilità, senza mettere nel conto le opere del fondo-deposito o delle sezioni chiuse.
Altri elementi di calcolo si applicano ai duplicati, al materiale di consultazione, ai periodici, alle legature e al restauro, agli au­dio-visivi:
a) quanto ai duplicati, viene proposto che si acquisti una copia duplicata per ogni 10 lettori che richiedono il libro e lo pre­notano, e anche per meno quando si tratta di opere di informa­zione e di cultura;
b) quanto al materiale di consultazione, si ritiene che la spe­sa relativa debba essere calcolata, nelle grandi biblioteche e nei grandi sistemi, al 15-20% della spesa per il fondo di prestito, men­tre nelle piccole biblioteche basterà destinare all'acquisto del ma­teriale di consultazione il 5% della spesa per il fondo di prestito, e ciò sia nella fase del primo impianto, sia per gli incrementi;
c) quanto ai periodici, il costo degli abbonamenti rappre­senterà generalmente il 5-7% della spesa per il fondo di prestito;
d) la spesa annuale per le legature e i restauri si aggire­rà sul 25-30% della spesa per i libri;
e) anche per gli audiovisivi recentemente hanno incomin­ciato ad essere formulate delle percentuali. Secondo l'ALA un si­stema bibliotecario dovrebbe avere almeno 250 films e 1.500 di­schi, senza contare i duplicati, con un incremento di almeno 25 films e 300 dischi nuovi ogni anno.

9. - Agli incrementi fanno riscontro le eliminazioni.
Le eliminazioni riguardano il materiale inattuale e il mate­riale logorato dall'uso.

[p. 36]

Il ritmo del deterioramento è condizionato, oltreché dal gra­do di educazione civica della popolazione, anche dal ritmo dell'edi­toria, dall'estensione nell'uso, dai mutevoli interessi e dalle cre­scenti abilità di lettura degli utenti, dalle qualità fisiche dei libri (legatura, carta, stampa, ecc.).
Secondo calcoli proposti dalla FIAB, un'opera non-di-fantasia resta «utile» per 7-8 anni, un romanzo per 3-4 anni, un libro per ragazzi per 2-3 anni (anche meno nei distretti più poveri e nelle aree industriali).
Secondo tali calcoli, la spesa necessaria per mantenere vivo un fondo librario, a parte le esigenze dell'estensione nell'uso, deve essere tale da permettere di sostituire ogni anno 1/7 delle opere non-di-fantasia, 1/3 delle opere di fantasia, e metà dei libri per ragazzi.
Secondo altri calcoli, dovrebbe essere possibile scartare ogni 5 anni il 20-25% delle opere di fantasia, e il 10% delle opere di cultura.
A sua volta l'ALA stabilisce che lo scarto annuale dovrebbe raggiungere almeno il 5% dell'intera collezione.

10. - Magazzini-deposito, organizzati e utilizzati cooperativa­mente dalle biblioteche di un sistema o di una regione, dovrebbero accogliere e conservare per un ulteriore periodo di tempo, anche lungo, le opere che presentano ancora un interesse e che, sebbene raramente, possono continuare ad essere richieste e adoperate.

2ª SEZIONE: SERVIZIO AL PUBBLICO.

Rientrano nel secondo tema i problemi di scelta dell'orario e del sistema di prestito, e le forme di assistenza e guida ai singoli e ai gruppi della comunità.

In particolare:

1. - Se la biblioteca pubblica ha per fine essenziale l'uso pub­blico, essa deve avere un lungo orario di lettura e di prestito, così da consentire a tutti i gruppi della comunità di fare uso della bi­blioteca mantenuta con il denaro pubblico.
Nelle biblioteche pubbliche degli Stati Uniti non è inconsueto un orario di 12 ore al giorno con apertura domenicale. Alla Biblio­teca modello di Nuova Delhi, l'UNESCO e il Governo indiano han-

[p. 37]

no ritenuto necessario stabilire un orario di 11 ore giornaliere per gli adulti (dalle 9 alle 20) e di 7 ore giornaliere per i ragazzi (dal­le 11 alle 18), mentre poi le stazioni del sistema sono aperte la se­ra, e i punti di servizio visitati dal bibliobus godono di fermate di due ore.
Negli standards del 1956, l'ALA raccomanda per le bibliote­che principali un orario di almeno 12 ore giornaliere con apertura domenicale; per le biblioteche dei centri minori il più ampio ora­rio di apertura utilizzabile dalla comunità, per 5 giorni la set­timana.
A sua volta la FIAB negli Standards dei servizi della biblioteca pubblica, approvati nel 1958, afferma che le biblioteche principali, nelle città con più di 30.000 ab., dovrebbero attuare un orario per il pubblico non inferiore a 60 ore settimanali, e nelle città con meno di 30.000 ab., non inferiore a 40 ore settimanali; nelle co­munità da 2 a 10.000 ab. l'orario per il pubblico dovrebbe essere di almeno 30 ore settimanali; infine nelle comunità con meno di 2.000 ab. la biblioteca dovrebbe essere aperta almeno 2 volte la settimana in ore convenienti anche per gli abitanti delle frazioni, e almeno 1 volta la sera. Le succursali dovrebbero avere un orario adatto ai bisogni locali e alle circostanze. In ogni caso l'orario dovrebbe essere regolare e ben conosciuto.
La scelta di un lungo orario comporta l'impiego di un perso­nale più numeroso giacché una buona biblioteca deve essere in pie­na attività durante tutto l'orario di apertura, con tutti i suoi ser­vizi: di lettura, di prestito, d'informazione e guida, educativo-so­ciali, ecc.

2. - Il dato statistico più importante per valutare l'efficacia di una biblioteca pubblica o di un sistema è quello che esprime l'uti­lizzazione della biblioteca da parte degli utenti e il volume della circolazione. In altre parole, per misurare l'utilità della biblioteca occorre conoscere il numero degli iscritti al prestito e il valore percentuale di tale numero rispetto al numero degli abitanti di una comunità o di un'area; occorre conoscere inoltre quante opere in media ha preso in prestito ogni utente.
Secondo calcoli dell'ALA, con una buona politica di conquista della comunità e organizzando buoni servizi al pubblico, dovreb­be essere possibile ottenere che gli adulti iscritti al prestito rap­presentino il 20-40% della popolazione di età superiore ai 16 an­ni presente nell'area servita, ottenere che i ragazzi iscritti al pre-

[p. 38]

stito rappresentino il 35-75% della popolazione in età dai 5 ai 15 anni presente nell'area servita, ottenere che ogni adulto prenda in prestito dalla biblioteca, in un anno, da 3 a 10 voll., e ogni ra­gazzo da 10 a 30.

3. - Se il fine della biblioteca pubblica è di fare di ogni mem­bro della comunità un «consumatore di libri», se quindi essa si propone di prestare molto e di prestare in fretta, è essenziale sce­gliere un sistema di prestito che risponda a tali esigenze.
In altri paesi un processo continuo di revisione critica e di ag­giornamento delle tecniche del prestito ha segnato il nascere e il decadere di sistemi diversi, fino ai più moderni basati sulla regi­strazione fotografica o fonica o meccanografica. Nel ripercorrere per conto nostro questo cammino, dobbiamo tendere ad elaborare un sistema che garantisca la rapida circolazione dei libri e la loro massima utilizzazione, che richieda il minimo impiego di perso­nale e faccia il massimo risparmio del tempo dei lettori.

4. - Un servizio di informazione è indispensabile in ogni bi­blioteca pubblica per aiutare i frequentatori a dirigersi nei locali della biblioteca, a interpretare i simboli della classificazione, a uti­lizzare il materiale collocato a scaffali aperti, a conoscere le attivi­tà e le iniziative della biblioteca e ad apprezzarne e utilizzarne il programma culturale. L'informazione può inoltre essere estesa a tutte le attività educative e culturali della comunità; nelle maggiori biblioteche e nei sistemi può coincidere con la «pronta consulta­zione» e proporsi di aiutare i frequentatori a trovare risposta ai più semplici tra gli interrogativi che propone loro la loro attività quotidiana. Perciò il servizio dell'informazione può aver bisogno di disporre anche il materiale di consultazione, come dizionari, en­ciclopedie, atlanti, annuari, atti ufficiali, indici, serie di periodici, analisi commerciali e industriali, guide, ecc.
Il servizio informazioni può espandersi in misura imprevedi­bile e diventare gravoso per la biblioteca pubblica; ma è certa­mente uno dei più fruttuosi nella battaglia che la biblioteca pub­blica deve impegnare per inserirsi nella comunità. L'impiegato in­caricato dell'informazione deve essere una persona «al corrente», deve sapersi orientare rapidamente tra i sussidi di cui dispone e deve mantenere contatti rapidi e conclusivi col pubblico, anche a mezzo del telefono.

[p. 39]

5. - Più complesso dell'informazione è il servizio di consu­lenza e guida, che ha il fine di aiutare il lettore a penetrare nel mondo dei libri e delle idee, a cercare e a trovare da sé una risposta ai suoi interrogativi, a procedere dalle cognizioni e dalle idee acqui­site verso nuove cognizioni e nuove idee, in una gamma di letture sempre più qualificate e impegnative.
Un bibliotecario colto e sperimentato, capace di fornire una assistenza competente, dovrebbe essere a disposizione degli utenti durante tutto l'orario di apertura della biblioteca. Il numero dei bibliotecari-consiglieri dovrebbe essere accresciuto in proporzione del lavoro di consulenza e guida.
Gli elenchi di letture graduate su soggetti dati e gli elenchi di primi libri, sono generalmente considerati ottimi strumenti del­la guida alla lettura; ma non possono esimere i bibliotecari-consi­glieri dal compito di accogliere le richieste individuali di consiglio e di aiuto, o dall'altro di preparare piccole bibliografie su soggetti particolari che interessano gli utenti, tenendo conto del loro livello di preparazione.

6. - La consulenza ai lettori è in sé un servizio educativo del­la biblioteca; nel prestarlo, il bibliotecario mira da un lato ad aiu­tare il lettore a chiarire a se stesso la propria sfera di interessi, dal­l'altro ad allargare quella sfera di interessi e, se necessario, ad ele­varla.
Come e più ancora che nella scelta dei libri, nella consulenza e guida il bibliotecario deve dar prova di una volontà profonda di rispettare la libertà spirituale dei lettori.
Ogni tentativo (del resto destinato a fallire, come prova l'espe­rienza) di trasformare la guida alle letture in una «direzione» dei gusti e dei punti di vista, è contrario alla morale professionale, al­la dignità tecnica della professione, e alla tradizione di libertà che è propria della biblioteca pubblica e ne giustifica la fortuna in tut­to il mondo.

7. - Se la biblioteca pubblica ha la responsabilità irrecusabi­le di collaborare ai programmi nazionali di istruzione di base e di educazione degli adulti, essa deve anche elaborare ed attuare un programma di iniziative e attività culturali che, prendendo le mos­se dai libri e valendosi dei sussidi audio-visivi, aiutino gli adulti di cultura elementare a profittare più largamente dei libri, e co­stituiscano per essi un complesso di stimoli a una crescente atti­vità spirituale e intellettuale.

[p. 40]

8. - Gli elenchi di letture graduate e gli elenchi di «primi li­bri» di cui si vale il servizio di consulenza e guida, costituiscono la più comune attività educativa della biblioteca pubblica; altre at­tività sono le mostre, le conferenze, i concerti (per lo più di mu­sica registrata), la lettura in comune di brani scelti e collegati di un'opera (lettura a più voci, montaggio), la discussione guidata su un libro o su un autore, la proiezione di films o di documentari seguita da discussione, gli incontri con gli autori, le conversazioni sui libri nuovi, i cartelloni-montaggio per presentare libri e altri documenti su un soggetto dato.

9. - L'esperienza internazionale dimostra che bibliotecari tec­nicamente qualificati e rispettosi della morale professionale, pos­sono organizzare ed attuare tali programmi nel pieno rispetto del­le opinioni di ciascuno, senza cedere a tentazioni di pressione ideo­logica e di propaganda, e solo avendo di mira il fine di allargare gli interessi degli utenti, di risvegliarne la curiosità ed accrescer­ne l'operosità intellettuale; infine di sviluppare in essi un atteggia­mento di critica costruttiva.

10. - Le tecniche dell'educazione degli adulti nella biblioteca sono tecniche che occorre apprendere e praticare; inoltre, per orga­nizzare, ad es., una mostra o un cartellone-montaggio, una conferen­za o un dibattito su un tema di attualità, un'audizione di dischi con riferimento critico a un'epoca, a un autore o a un esecutore, occor­re ricercare contatti ed accordi con persone ed enti, occorre spen­dere tutto il tempo necessario alla preparazione della manife­stazione. Per ciò è difficile che il bibliotecario o depositario di una comunità minore abbia la competenza, i sussidi e le occasioni per programmare attività di educazione degli adulti: sembra pre­feribile che, nelle biblioteche minori, le attività di educazione de­gli adulti siano importate e presentate dai bibliotecari del siste­ma, con la collaborazione dei depositari locali.
Ogni sistema e ogni grande biblioteca pubblica dovrebbe poi assicurarsi i servizi di uno o più bibliotecari, addestrati in queste tecniche attraverso corsi speciali.

11. - La biblioteca pubblica è un istituto culturale-educativo della comunità, e il bibliotecario - nel senso più largo e informa­le - un educatore; perciò la biblioteca pubblica non può limitarsi ad essere un centro di distribuzione di libri, anche se il fine princi-

[p. 41]

pale dei suoi sforzi deve sempre essere quello di generalizzare l'uso libero e spontaneo dei libri e degli altri documenti culturali.
Per raggiungere questo fine la biblioteca pubblica, oltre ad avere un proprio programma culturale, deve aiutare le altre orga­nizzazioni culturali, educative, o di buon impiego del tempo libero, mettendo a loro disposizione i libri e i materiali di cui hanno bi­sogno per raggiungere i loro scopi, e - quando è possibile - aprendo loro anche le sale della biblioteca per le loro riunioni cul­turali.

12. - Un altro gruppo della comunità che la biblioteca pub­blica si propone di servire con cura particolare, è - come abbiamo visto - il gruppo dei ragazzi e dei giovani.
Per essi la biblioteca pubblica raccoglie un fondo speciale che, nelle biblioteche pubbliche indipendenti e nei sistemi, costituisce in media il 20% del fondo riservato agli adulti ed arriva fino al 30% nelle biblioteche alimentate e nei bibliobus. Per essi la biblio­teca pubblica riserva, appena possibile, appositi locali, preferibil­mente adiacenti o in immediato contatto con i locali riservati agli adulti così da rendere più facile, e quasi automatico, il passaggio dei ragazzi alla sezione dei giovani e di lì alla biblioteca pubblica degli adulti.
Tutti gli accorgimenti devono essere impiegati per evitare che il ragazzo si allontani dalla biblioteca nel momento in cui abban­dona la scuola per inserirsi nel mondo del lavoro e nella sfera de­gli adulti.
I bibliotecari dei ragazzi hanno il compito di aiutare i ragaz­zi a profittare dei libri raccolti per essi, di studiarne i gusti e i bisogni di lettura per trarne norma nella scelta dei libri, di pre­stare ai ragazzi lo stesso servizio di consulenza e guida alle letture che viene prestato agli adulti, con il fine di promuovere lo sviluppo autonomo della personalità del ragazzo, di svilupparne e accrescer­ne gli interessi, di allargarne e migliorarne le letture.
Il servizio ai ragazzi presuppone una preparazione particolare che dovrebbe essere impartita nelle scuole per bibliotecari. Le gran­di biblioteche pubbliche e i sistemi dovrebbero avere bibliotecari specialisti per il servizio ai ragazzi, mentre i bibliotecari o depo­sitari delle biblioteche alimentate e delle stazioni di distribuzione dovrebbero ricevere, in speciali corsi di breve durata, le nozioni di cui hanno bisogno per assicurare ai ragazzi un servizio di buona qualità. Le tecniche della scelta dei libri, della catalogazione, clas-

[p. 42]

sificazione e preparazione dei libri, non sono sostanzialmente di­verse nelle sezioni per i ragazzi. Anche il programma culturale per i ragazzi si vale, adattandole, di tutte le tecniche dell'educazione degli adulti. Un'iniziativa caratteristica del servizio ai ragazzi è l'ora del racconto, generalmente destinata ai più piccoli: l'ora del racconto viene ora largamente sostituita con l'ascolto di favole e racconti incisi su dischi da narratori sperimentati e da attori del teatro di prosa.

13. - La biblioteca pubblica dovrebbe provvedere un servizio anche ai genitori, agli insegnanti, e in genere agli adulti che si occupano dei ragazzi, mettendo a loro disposizione una buona scel­ta di opere di pedagogia, di psicologia, di igiene, e aiutandoli a conoscere e a valutare criticamente la letteratura per ragazzi.

14. - Un gruppo sociale con propri gusti e problemi, è quel­lo dei giovani. Nell'assicurare un «servizio bibliotecario ai giova­ni», la biblioteca pubblica deve sforzarsi di aiutarli a risolvere i loro problemi di adattamento al mondo degli adulti e di inserimen­to nel mondo del lavoro.
In particolare la biblioteca può contribuire validamente al­l'orientamento professionale dei giovani col preparare elenchi di li­bri che illustrino le varie possibilità di lavoro e le caratteristiche dei vari gruppi di professioni e mestieri, e persino organizzando nelle proprie sale incontri fra i giovani e i professionisti dell'orien­tamento.
Il servizio ai giovani è opportuno che si svolga quanto più pos­sibile a contatto con la biblioteca degli adulti, della quale essi de­vono ormai essere invitati a valersi.

[p. 43]

PARTE V

STANDARDS DI FINANZIAMENTO, DI LOCALI
E DI PERSONALE

1ª SEZIONE: STANDARDS DI FINANZIAMENTO.

1. - Accettato il principio che la biblioteca pubblica viene istituita, e organizza le sue strutture, per assolvere determinati compiti, per rendere determinati servizi e per raggiungere deter­minati fini, se ne deduce facilmente che nessuna biblioteca pub­blica o sistema può assolvere quei compiti o rendere quei servizi se non dispone di finanziamenti, di personale e di locali adeguati.

2. - Il bilancio di una biblioteca pubblica o di un sistema non deve mai essere fissato in modo arbitrario, e ai dirigenti della bi­blioteca o del sistema deve essere chiesto di formulare una pre­visione di spesa e di giustificare le richieste di finanziamento in termini di servizi e in base ad accurate analisi dei costi.
A loro volta, le autorità di governo che devono finanziare una biblioteca o un sistema, devono prima decidere quali servizi inten­dono assicurare alla comunità e poi determinare quali finanzia­menti, quanti e quali locali, quanto personale e con quale prepa­razione, devono assicurare alla biblioteca perché possa organiz­zare e gestire quei servizi.
Una biblioteca o un sistema che non disponga dei finanziamen­ti, del personale e dei locali di cui ha bisogno per rendere almeno i servizi fondamentali ed essenziali, non rappresenta un'economia ma uno sperpero, giacché una biblioteca che non sia veramente buona per lo più non è buona affatto, e una biblioteca cattiva costa sempre troppo.

3. - Devono considerarsi servizi fondamentali ed essenziali che ogni biblioteca pubblica deve rendere:
a) il servizio di lettura e di prestito per gli adulti, con un

[p. 44]

orario adeguato e con un fondo di libri e di audio-visivi proporzio­nato alle dimensioni della comunità e collocato a scaffali aperti, a libera disposizione dei lettori;
b) il servizio di lettura e prestito per i ragazzi;
c) il servizio di informazione, consulenza e guida;
d) un programma di iniziative culturali per promuovere l'utilizzazione dei libri e degli audio-visivi.
L'ALA ha calcolato nel 1943 che nessuna biblioteca indipen­dente e nessun sistema può rendere tali servizi se non disponga di una dotazione annua di almeno 25.000 dollari (pari a circa 15 mi­lioni di lire); ha calcolato inoltre che un tale finanziamento possa essere fornito da un'area con 25.000 ab. Infatti l'ALA calcolava nel 1943 che, per organizzare un servizio bibliotecario limitato e minimo, si doveva affrontare una spesa di almeno 1 dollaro per ab. (pari a circa L. 620) salendo via via a 1 dollaro e mezzo e a 2 dollari per organizzare un servizio ragionevolmente buono e un servizio buono. L'ALA ne deduceva che le biblioteche che servi­vano un'area con meno di 25.000 ab. dovevano ottenere finanzia­menti proporzionalmente assai più alti ovvero coordinarsi in si­stemi più ampi. Ma la stessa ALA, nel 1959, ha presentato una nuova analisi dei costi in base alla quale, per assicurare un otti­mo servizio bibliotecario in un sistema con circa 50.000 ab., occor­rerebbe spendere circa 200.000 dollari (pari a circa L. 124.000.000), con una spesa annua pro capite di circa 4 dollari (pari a circa lire 2.480).
La spesa pro capite scenderebbe a circa 3,49 dollari qualora il sistema comprendesse circa 100.000 ab., e a circa 3,05 dollari qualora il sistema comprendesse circa 200.000 ab.
Nella previsione di spesa sono sempre comprese anche le re­tribuzioni al personale, e in genere tutte le uscite.
Da parte sua la Library Association, nel 1959, ha affermato davanti alla Commissione Roberts, che ne ha accolto le conclu­sioni, che nessuna biblioteca indipendente e nessun sistema può assicurare un servizio accettabile se non spende almeno 5.000 ster­line all'anno per libri e audio-visivi, e 20.000 sterline all'anno in totale (pari a circa L. 35.000.000). Tuttavia si ritiene in Inghil­terra che una tale somma possa essere raccolta in un'area con cir­ca 40.000 ab., con una spesa pro capite di circa 10 scellini (pari a circa L. 850).

[p. 45]

Le prime esperienze avviate nel nostro paese sembrano pro­vare che, nella fase iniziale dell'organizzazione dei sistemi, e volen­do rendere frattanto un servizio schematico, ma sufficiente, sarà necessario disporre di finanziamenti pari almeno a L. 500 per ab. Tale calcolo si applica ad aree che abbiano almeno 100.000 ab.

2ª SEZIONE: STANDARDS DEI LOCALI.

Non è possibile determinare i migliori criteri di scelta dei lo­cali, quanto a posizione, ampiezza, disposizione interna, arreda­mento e attrezzature, se non si hanno presenti da un lato i compiti della biblioteca pubblica, dall'altro le dimensioni che il servizio del­la biblioteca può assumere secondo che si tratti di una grande bi­blioteca pubblica urbana o di una succursale urbana, della biblio­teca centrale di un sistema rurale o di una biblioteca alimentata o di una stazione di distribuzione. Fissate queste premesse, è pos­sibile identificare un certo numero di requisiti essenziali e scopri­re alcuni principi generali che hanno una validità permanente:

1. - Se la sede della biblioteca deve essere costruita ex novo, il bibliotecario deve collaborare strettamente con gli ingegneri e gli architetti ai quali deve fornire un «programma» in cui siano illustrati i compiti che la biblioteca svolge e i servizi che rende. Il programma deve essere corredato da calcoli e da dettagli tecnici affinché gli ingegneri e architetti possano prendere provvedimenti adeguati: a) per i lettori, b) per i libri, c) per le aree di lavoro, d) per il movimento del pubblico e del personale, e) per le sale di convegno, quando è possibile.
Se la biblioteca deve essere allogata in un edificio esistente, o adattato per essa, occorre accertarsi che nella sede proposta sia possibile prendere gli stessi provvedimenti, e cioè:
a) quanto ai lettori, il programma deve comunicare se sia­no previsti un servizio per gli adulti, un servizio per i giovani e i ragazzi, un servizio di informazione e guida; deve comunicare se al servizio pubblico siano necessari uno spazio per i cataloghi, una sala di lettura e di prestito a scaffali aperti, una sala per il mate­riale di consultazione e per gli «usuali», una sala delle riviste, una sala dei ragazzi e una dei giovani, una sala per l'ascolto dei dischi e per la visione dei films o microfilms, una o più sale per le manifestazioni culturali, e così via. Il programma deve inoltre

[p. 46]

far conoscere quanti frequentatori abituali si ritiene che possa avere la biblioteca e quanti iscritti al prestito (adulti e ragazzi), sia immediatamente, sia in una prospettiva più remota;
b) quanto ai libri e all'altro materiale, il programma deve far conoscere di quanti volumi si compone, per le varie sezioni, la porzione attiva del patrimonio librario che dovrà essere collocata a scaffali aperti; di quanti volumi si compone il fondo di riserva che comprende le opere di uso meno comune, ma sempre utili, da col­locarsi in magazzini; quante opere pregevoli o rare ha la biblioteca che debba conservare in sezioni chiuse; di quali e quanti audio­visivi la biblioteca dispone e come intende conservarli; qual'è l'in­cremento medio annuo previsto per le varie sezioni;
c) quanto alle aree di lavoro, il programma deve indicare quanti impiegati lavorano nella biblioteca e di quali spazi hanno bi­sogno sia per trattare il materiale e comunicarlo al pubblico nel più breve tempo, sia per mantenere i contatti con il pubblico, o per curare l'amministrazione della biblioteca, o infine per diriger­ne l'attività. Gli uffici devono essere progettati in modo da assi­curare il fluire ordinato delle procedure e un'amministrazione eco­nomica; devono essere ben illuminati e confortevoli, così da pro­muovere l'efficienza del personale. Intorno al bancone deve esse­re concentrato il lavoro degli impiegati che curano la registrazione dei lettori, il prestito e la restituzione: questi uffici dovrebbero essere progettati e collocati in modo da permettere di sorvegliare il movimento dei lettori;
d) quanto al movimento del pubblico e del materiale, il programma deve chiarire agli ingegneri e architetti i nessi e le correlazioni che esistono fra i vari dipartimenti della biblioteca, deve illustrare gli itinerari obbligati del materiale attraverso gli uffici e del pubblico attraverso le sale, affinché nel progetto siano considerate e risolte le difficoltà che possono ritardare o inceppa­re i meccanismi del servizio al pubblico;
e) quanto alle sale di convegno, almeno una sala dovrebbe essere disponibile in ogni biblioteca sia per le attività di educazio­ne degli adulti, sia per l'ora del racconto o per le altre manifesta­zioni riservate ai ragazzi; ma le grandi biblioteche possono an­che ottenere speciali finanziamenti per costruire auditori o teatri e per svolgere programmi più complessi di attività cultura­li. Tali attività devono essere intraprese solo quando non sottrag-

[p. 47]

gano il tempo e l'attività del personale a quelle che restano le re­sponsabilità fondamentali della biblioteca, quando non minaccino la quiete e la comodità dei lettori, quando non siano finanziate sui fondi destinati al servizio ordinario della Biblioteca.
Naturalmente tutti gli spazi previsti per i lettori, per i libri e per le aree di lavoro in una grande biblioteca, saranno necessari anche per la più piccola stazione di un sistema; ma in una dimen­sione minima che potrà anche essere quella di un'unica stanza, di­visa in uno spazio per gli adulti e in uno spazio per i ragazzi, con poche centinaia di libri collocati a scaffali aperti in entrambi gli spazi, con uno schedario formato da un paio di cassetti, con un bancone che raccoglie in sé tutti gli uffici e nel quale si svolgono tutte le procedure. Grazie alle moderne tecniche dell'arredamento, con l'uso di scaffali spostabili, di tavoli pieghevoli e di pareti ridu­cibili, l'unico vano della più piccola stazione di distribuzione può anche trasformarsi in sala di riunione per attività serali o dome­nicali di educazione degli adulti.

2. - La biblioteca principale di un sistema urbano deve ave­re la sede in un punto dal quale possa servire il maggior numero di abitanti della città, in un'area commerciale, ben collegata con le principali arterie di traffico: e se possibile, deve anche disporre di spazi di parcheggio.
La succursale urbana deve anch'essa avere la sua sede in un nodo principale del traffico della sua zona, e deve calcolare di po­ter servire coloro che abitano entro un raggio di 1 km-1 km e mezzo.
L'ufficio centrale di un sistema rurale o urbano-rurale, se assi­cura un servizio anche agli abitanti del centro urbano in cui sorge, ha le stesse esigenze della biblioteca principale di un sistema urba­no; se provvede soltanto al territorio, ha soltanto l'esigenza di es­sere ben collegato alle strade extra-urbane.
Nelle comunità minori, la biblioteca pubblica deve trovar po­sto in quel complesso di edifici pubblici e di servizi che l'urbani­stica definisce come «centro civico».

3. - La sede di una grande biblioteca pubblica deve essere pro­gettata e costruita tenendo conto dell'espansione del servizio e del­l'incremento della comunità per almeno 20 anni. Se è possibile, è meglio riservare una parte del terreno per i futuri ampliamenti o prevedere la sopraelevazione dell'edificio.

[p. 48]

La sede di una succursale, se appositamente costruita, deve avere una struttura non dispendiosa e una buona flessibilità per prestarsi a modificazioni future, e persino ad una conversione nel­l'uso in caso di imprevedibili mutamenti nei caratteri del nu­cleo di popolazione servita.
Nelle comunità minori la biblioteca pubblica potrà contentarsi dapprima anche di pochi locali in un edificio nel quale sono allo­gati altri servizi ed uffici; ma fin dal principio dovrà sforzarsi di ottenere locali al livello della strada e ben visibili dall'esterno; in seguito, sviluppando via via i suoi servizi e suscitando l'interesse della comunità, dovrà mirare ad ottenere una sede propria, non solo per potersi organizzare meglio e per poter rendere servizi più complessi; ma anche perché la «casa della biblioteca» nelle pic­cole comunità e per popolazioni meno abituate a leggere, costitui­sce per se stessa un costante richiamo e un'efficace forma di pro­paganda della lettura.

4. - Nella scelta degli impianti e delle attrezzature, la biblio­teca pubblica, qualunque sia la sua dimensione, deve sforzarsi di applicare sempre le tecniche più moderne. L'aerazione, il riscal­damento, l'illuminazione, naturale e artificiale, sono argomenti sui quali gli specialisti hanno opinioni da esprimere e scelte da pro­porre. La forma, le dimensioni e i particolari costruttivi degli ar­redi (tavoli, sedie, scaffali, cataloghi, ecc.) contribuiscono all'effi­cienza del servizio. Infine, il disegno generale della biblioteca (qua­lunque ne sia la dimensione) e la scelta dell'arredamento, hanno sempre grande importanza perché concorrono a creare l'atmosfe­ra della biblioteca. Non sarà mai abbastanza raccomandato, spe­cialmente ai direttori delle piccole biblioteche che non possono valersi del consiglio di specialisti, di escludere tutto ciò che invec­chia e si deteriora rapidamente, e di preferire arredi semplici e so­lidi, tenendo conto delle condizioni ambientali, soprattutto climati­che, dei normali livelli di vita e di abitazione della comunità, dei mezzi a disposizione, dello stile dell'architettura, del costo della manutenzione.

5. - Per aiutare i bibliotecari a individuare le esigenze di spa­zio dei loro istituti, per assisterli nella preparazione dei loro pro­grammi e dei piani e progetti per la costruzione o l'adattamento di una sede, l'autorità centrale di governo delle biblioteche dovrebbe organizzare un ufficio di consulenza tecnico-edilizia cui spetterebbe:

[p. 49]

a) di fissare norme per l'edilizia di tutti i tipi di biblioteche;
b) di studiare e far conoscere i contributi nuovi offerti da tutti i paesi in materia di costruzione, arredamento e attrezzatu­ra tecnica delle biblioteche pubbliche;
c) di raccogliere e mettere a disposizione dei bibliotecari la migliore letteratura sull'argomento, nonché i documenti delle nuove iniziative (piante e progetti);
d) di promuovere la pubblicazione di raccolte di piante e disegni, e di manuali;
e) di consigliare i bibliotecari e gli architetti esprimendo pareri sui loro programmi e progetti.

3ª SEZIONE: STANDARDS DEL PERSONALE.

La biblioteca pubblica, in quanto istituto educativo-sociale del­la democrazia, è chiamata ad assumere una funzione di guida nel mondo contemporaneo; ma non riuscirà ad esercitarla se non riu­scirà ad assicurarsi l'opera zelante ed entusiasta di un personale dotato di cultura generale e di preparazione professionale, e con­scio della sua missione.

In particolare:

1. - Il bibliotecario della biblioteca pubblica deve rendersi conto che la sua è una missione sociale alla quale occorre una vo­cazione, come alla professione di medico o di maestro, perciò gli occorrono doti elevate di disinteresse, di alacrità spirituale e di slancio educativo-sociale. La sua missione fondamentale resta quel­la di «creare» dei lettori, di scoprirli, di interessarli, di conqui­starli al libro.

2. - Tuttavia l'esperienza insegna che il senso della «mis­sione» non basta a fare un buon bibliotecario; la buona volontà, l'intelligenza, l'immaginazione, l'intuito, persino la cultura gene­rale, non sostituiscono la cultura professionale e l'addestramento tecnico. Il bibliotecario della biblioteca pubblica è anzitutto un mediatore tra i lettori e i libri; ma ogni mediazione presuppone una conoscenza profonda dei due termini da mediare, e l'impiego di un complesso di tecniche di accostamento dei due termini. Il reperimento e la valutazione delle opere, la preparazione e la di-

[p. 50]

stribuzione, la presentazione e l'animazione del libro, l'informa­zione e la guida del lettore, sono tutte tecniche specialistiche che il bibliotecario deve apprendere, insieme alla sociologia, alla psi­cologia, alle lingue straniere, ecc.

3. - Perciò è indispensabile che l'autorità statale di governo delle biblioteche assicuri la preparazione dei bibliotecari, sia isti­tuendo direttamente una o più scuole di bibliotecariato al livello delle scuole di specializzazione e al livello universitario, sia orga­nizzando, o demandando ad altri enti di organizzare, corsi di adde­stramento e corsi di aggiornamento per il personale medio e per il personale ausiliario. All'autorità statale dovrebbe essere riser­vato il compito di provvedere in materia di esami e di qualifiche, e di autorizzare l'iscrizione dei bibliotecari riconosciuti idonei in un albo professionale. L'iscrizione all'albo dovrebbe essere con­dizione necessaria per ricoprire qualsiasi posizione dirigente in una biblioteca dello Stato o degli Enti locali. Dovrebbe essere cancellato dall'albo chi sia venuto meno all'osservanza della mora­le professionale.

4. - Per attrarre alle scuole un buon numero di aspiranti, e alla professione una crescente affluenza di energie nuove, occorre che le autorità statali e regionali organizzino attività di propagan­da per far conoscere alla pubblica opinione, e soprattutto ai gio­vani che devono scegliere una professione, che cos'è un biblioteca­rio, qual'è il lavoro che gli si chiede di svolgere, quali sono gli ideali che egli può contribuire ad affermare e a realizzare nella professione.
Le forme già sperimentate di propaganda possono andare dal­la pubblicazione di opuscoli e dalla proiezione di films sulla profes­sione, fino all'organizzazione di un comitato di reclutamento, come è stato fatto dall'ALA. Tuttavia organizzare buone ed efficienti biblioteche resta anche in questo caso la miglior forma di pro­paganda giacché in biblioteche attive e bene ordinate i giovani impareranno ad apprezzare la professione e scopriranno che essa può assicurare, a coloro che la esercitano utilmente, prestigio e appagamento.
Sarebbe superfluo notare che anche le retribuzioni e le altre condizioni di lavoro devono essere commisurate alla qualità delle prestazioni che si richiedono, e devono essere tali da attrarre e remunerare un personale qualificato e dotato; in generale gli sti-

[p. 51]

pendi dovrebbero essere equivalenti a quelli delle corrispondenti posizioni della carriera dell'insegnamento, dall'insegnamento ele­mentare all'insegnamento universitario.

5. - La dimensione del personale di una data biblioteca o di un sistema dipende dalle dimensioni dell'area e della popolazione servita, dal programma dei servizi e in particolare dal numero e dalla qualità dei punti di distribuzione (succursali, biblioteche ali­mentate, posti di prestito, stazioni del bibliobus), dal volume del­la circolazione e del servizio di informazione, infine dall'orario e dalle caratteristiche dei locali.
In generale valgono i seguenti principi:
a) deve essere sempre in servizio, per tutta la durata del­l'orario, almeno 1 bibliotecario professionista in ogni dipartimen­to di una biblioteca principale, in ogni succursale o punto di di­stribuzione, affinché i lettori possano sempre ricevere aiuto e as­sistenza professionale;
b) l'ufficio centrale di un sistema deve anche assicurare una regolare supervisione ai bibliotecari delle biblioteche minori e ai depositari dei Posti di prestito;
c) deve essere disponibile un numero sufficiente di bibliote­cari per assicurare il normale svolgimento di tutti i compiti che richiedono qualificazione professionale ed esperienza: direzione e amministrazione della biblioteca o del sistema e contatti con le au­torità di governo; scelta, catalogazione, classificazione del fondo; servizio di informazione, consulenza e guida ai lettori (adulti e ragazzi) e ai gruppi della comunità; attività culturali e manife­stazioni; contatti con le organizzazioni educative e culturali della comunità;
d) oltre al personale professionista, la biblioteca pubblica deve avere, in quantità sufficiente, personale impiegatizio per le più varie mansioni: per preparare i libri per l'uso pubblico, per prestare i libri e l'altro materiale, per tenere in ordine e in buone condizioni di manutenzione il fondo, e in generale per coadiuvare i bibliotecari in tutti i loro compiti. Altro personale impiegatizio dovrà assicurare la manutenzione dei locali, la vigilanza e il fun­zionamento degli impianti.

6. - Secondo la FIAB, si può assumere come base di calcolo, sia nelle biblioteche che nei sistemi, che debba essere impiegato

[p. 52]

un nuovo bibliotecario (in aggiunta al bibliotecario-capo) per ogni 3.000 ab. nella comunità servita, con l'avvertenza tuttavia che il personale deve essere aumentato quando il servizio deve essere reso attraverso numerose succursali o biblioteche di piccole città, e può essere diminuito nel caso favorevole di una città compatta di medie proporzioni.
Sul totale del personale, i bibliotecari qualificati dovrebbero costituire una percentuale del 40-50%.
Sempre secondo la FIAB, in ogni comunità con una popola­zione di 3.000 ab. o più, dovrebbe essere in servizio, nella bibliote­ca alimentata o nella succursale, un bibliotecario qualificato; nelle comunità minori dovrebbero essere impiegati depositari a orario ri­dotto, ma questi dovrebbero ricevere un buon addestramento ed essere assistiti da bibliotecari qualificati in servizio nel sistema.
Anche il più piccolo sistema urbano-rurale o rurale dovrebbe poi disporre al centro di un personale minimo così composto: un amministratore e bibliotecario-capo, 3 assistenti professionisti, 5 impiegati, oltre a 1 bibliotecario e ad 1 autista per il bibliobus.

[p. 53]

PARTE VI

L'AMMINISTRAZIONE DELLA BIBLIOTECA PUBBLICA
O DEL SISTEMA. RAPPORTI TRA LA BIBLIOTECA
PUBBLICA E L'ENTE LOCALE

1. - Affinché una biblioteca pubblica o un sistema godano di una buona amministrazione e trovino le condizioni per attuare i loro fini, non basta che dispongano di una sede adatta, di un per­sonale sufficiente e preparato e di stanziamenti adeguati; ma oc­corre inoltre:
a) che chi dirige la biblioteca o il sistema sappia prevede­re e pianificare lo sviluppo dei servizi per adeguarli sempre meglio ai bisogni della comunità;
b) che una continua attività di verifica dei risultati garan­tisca l'aggiornamento dei piani e l'ammodernamento delle strut­ture e delle procedure con il proposito di rendere alla comunità i migliori servizi al più basso costo;
c) che la biblioteca o il sistema, salvaguardata l'autonomia tecnica del bibliotecario, si inserisca chiaramente nel tessuto am­ministrativo e politico della comunità, come uno dei suoi servizi pubblici culturali-sociali.

2. - In altri paesi gli enti locali che hanno istituito biblioteche pubbliche o organizzato sistemi, hanno ritenuto opportuno affida­re la direzione della biblioteca o del sistema a un comitato di cit­tadini, nominato dall'organo di governo locale o direttamente elet­dalla comunità e responsabile verso di essa dell'indirizzo e del funzionamento della biblioteca o del sistema. Qualcosa di simile accade anche da noi in alcune comunità dove la direzione della bi­blioteca è affidata a un «Consiglio della biblioteca»; ma più co­munemente gli enti locali che istituiscono una biblioteca o orga­nizzano un sistema, ne affidano al direttore la guida e la respon­sabilità tecnica.

[p. 54]

Entrambe le procedure possono essere buone: negli Stati Uniti per esempio si ritiene che proprio ai «library boards» e alla loro continua intercessione sia da ascrivere in buona parte lo sviluppo delle biblioteche pubbliche; tuttavia, quando il Consiglio della biblioteca esiste, è essenziale:
a) che le persone nominate o elette a farne parte abbiano un reale interesse per la biblioteca e ne valutino pienamente la funzione culturale, educativa e sociale;
b) che il Consiglio, per la sua composizione, rappresenti ef­fettivamente tutta la comunità;
c) che le funzioni del Consiglio siano molto chiaramente di­stinte da quelle del direttore e del personale della biblioteca pub­blica o del sistema. In questo caso il bibliotecario dovrebbe assu­mere figura di consigliere tecnico del comitato di direzione e di amministratore delegato tra una riunione e l'altra del Consiglio del­la biblioteca. Dovrebbero essere suoi compiti: proporre il program­ma di attività; preparare il bilancio; designare il personale per le nomine, le promozioni, ecc.; elaborare le relazioni finanziarie e tecniche; rispondere dell'ordinato funzionamento dei servizi. Al Consiglio della biblioteca spetterebbe invece fissare la politica di sviluppo dell'istituto; difendere il bilancio preventivo davanti agli organi del governo locale; ravvisare ed attuare le necessarie rifor­me nell'ordinamento e negli statuti. Quanto alla scelta dei libri, questa dovrebbe sempre essere lasciata al bibliotecario, se fornito di preparazione professionale, il quale però dovrebbe uniformarsi a criteri fissati per scritto dal Consiglio della biblioteca in armo­nia con i principi fondamentali già indicati sia per la scelta che per la consulenza e guida, e per le attività culturali, in II, premessa e 8; IV, sez. 1ª, 1, 2 e 5. Qualunque libro che, dopo approfondita discussione collegiale, anche da uno solo dei membri del Consiglio continuasse ad essere ritenuto non rispondente ai criteri di scelta prefissati, dovrebbe essere eliminato.

3. - Esista o no un Consiglio della biblioteca, il direttore e il personale devono avere una posizione chiara nei quadri del per­sonale dell'ente locale cui la biblioteca appartiene. In particolare, nello stabilire le modalità di nomina, di carriera e di trattamento economico del personale dirigente, dovrebbero essere rispettati al­cuni criteri fondamentali:
a) il bibliotecario direttore della biblioteca pubblica nei ca-

[p. 55]

poluoghi di provincia, e gli altri bibliotecari dirigenti per i quali, al fine della funzionalità del servizio, si esige il possesso di un ti­tolo universitario e una qualificazione professionale, devono far parte dell'organico del personale dell'ente locale proprietario del­la biblioteca pubblica che in un'apposita tabella che preveda l'allinea­mento gerarchico, retributivo e di svolgimento di carriera, con le tabelle dei laureati e professionisti degli altri settori tecnici e am­ministrativi. Anche i diplomati dovrebbero far parte dell'organico, e la relativa tabella dovrebbe essere allineata, dal punto di vista gerarchico, retributivo e di svolgimento di carriera, con le tabelle dei diplomati degli altri settori tecnici e amministrativi. In entram­bi i casi l'assetto retributivo e lo svolgimento di carriera non do­vrebbero mai essere meno favorevoli di quelli previsti per gli insegnanti di scuola media di 2° grado quanto ai laureati, e di scuola elementare quanto ai diplomati;
b) al direttore della biblioteca, nei Comuni non capoluogo di provincia, dovrebbe essere richiesto il possesso di una laurea o di un diploma secondo l'importanza del servizio reso alla colletti­vità e, in particolari casi, in base alle caratteristiche del patrimo­nio posseduto. Per il direttore e per gli eventuali suoi diretti col­laboratori, dovrebbe essere prevista un'apposita tabella nel ruolo organico dell'ente locale proprietario della biblioteca pubblica. Detta tabella dovrebbe prevedere per il personale uno svolgimento di carriera e un trattamento economico almeno pari a quello pre­visto per gli insegnanti di scuole medie inferiori se si tratti di per­sonale laureato, e almeno pari a quello degli insegnanti elementari se si tratti di personale diplomato;
c) i dirigenti delle biblioteche pubbliche a orario d'apertu­ra ridotto dovrebbero avere, con l'ente locale proprietario della biblioteca pubblica, un rapporto d'impiego di carattere professio­nale, rinnovabile annualmente, ed essere compensati in misura for­faitaria sulla base delle aliquote orarie straordinarie previste per gli impiegati diplomati dell'organico dell'ente;
d) per le carriere di cui ai punti a) e b) l'ammissione al grado iniziale dovrebbe essere subordinata a pubblico concorso, secondo le norme prescritte dal regolamento dal personale del­l'ente locale proprietario della biblioteca pubblica. Della commis­sione esaminatrice dovrebbero in ogni caso far parte come esper­ti un rappresentante del Ministero della P.I., Direzione generale

[p. 56]

delle biblioteche, e un rappresentante dell'Associazione italiana biblioteche, particolarmente versati nello speciale settore delle biblioteche pubbliche.

4. - Il direttore della biblioteca pubblica, attraverso la pre­sentazione e pubblicazione di relazioni, rapporti, elaborazioni stati­stiche e simili, destinati sia al pubblico, sia agli organi di governo, dovrebbe ricercare continuamente l'attenzione e la comprensione della comunità.
A questo fine egli potrebbe molto utilmente promuovere (soprattutto quando non esiste un Consiglio della biblioteca) la costituzione di Comitati, o Consigli, o gruppi di Amici, e sollecitarne l'appoggio, sia in via permanente, sia per la soluzione di particolari problemi (l'estensione del servizio ad un'area più vasta, la costruzione di una nuova sede, la revisione del ruolo orga­nico del personale, l'approvazione di un nuovo bilancio, ecc.). Si­mili alleanze saranno tanto più facilmente ottenute quanto più ef­ficienti sono i servizi bibliotecari e di lettura pubblica già organiz­zati a vantaggio della comunità: perciò è essenziale che il diret­tore della biblioteca ricerchi la collaborazione del personale per una continua attività di aggiornamento delle procedure, di ammoder­namento delle attrezzature, di valutazione critica dell'efficienza e del costo dei servizi.
Anche la particolare attitudine del bibliotecario e dei suoi collaboratori a creare e a coltivare buone relazioni pubbliche, può contribuire a raccogliere intorno alla biblioteca pubblica o al sistema gruppi di cittadini attivi, interessati ad assicurare una ragionevole continuità nella politica della biblioteca, capaci di presentarne con efficacia le realizzazioni e i bisogni, e di colla­borare all'attuazione dei suoi piani di sviluppo.

[p. 57]

PARTE VII

LE RESPONSABILITÀ DELLE AUTORITÀ DI GOVERNO -
RAPPORTI TRA GLI ENTI LOCALI MINORI
E INTERMEDI E LO STATO

1. - Accettato il principio che l'esistenza di un buon servizio bibliotecario contribuisce potentemente al progresso culturale e spirituale, alla formazione civile e democratica, e allo sviluppo eco­nomico della comunità, ne discende che istituire e organizzare tale servizio deve essere in primo luogo una responsabilità e un obbligo degli organi del governo locale. Tale obbligo dovrebbe essere sta­bilito per legge.

2. - Ma, sebbene la biblioteca pubblica o il servizio bibliote­cario debbano essere parte integrante dell'organizzazione culturale-sociale di ogni comunità, pure gli enti locali non possono essere lasciati soli a provvedervi:
a) perché un buon servizio bibliotecario è necessario e deve essere organizzato anche, e ancor più, nelle comunità a più basso tenore di vita ed economicamente più depresse dove gli enti locali sono incapaci di sopportarne gli oneri;
b) perché le comunità minori devono collegarsi e cooperare nei sistemi, e il finanziamento dei sistemi non può che essere assicurato dalle autorità di governo, locali e intermedie, in pro­porzione alla loro capacità contributiva e alla qualità e quantità di servizi che la biblioteca o il sistema rendono alla collettività nelle sue diverse dimensioni.

3. - Ma neppure l'intervento degli enti locali intermedi (Pro­vincia, Regione) esaurisce le esigenze organizzative e di sviluppo del servizio bibliotecario.
Dalla fine della seconda guerra mondiale, l'immissione di gran­di masse incolte nella vita della Stato ha riproposto con estrema urgenza il problema della diffusione della cultura e dell'informa-

[p. 58]

zione tra tutti i cittadini, su tutto il territorio, ed è ormai chiaro che, come per le scuole così per le biblioteche che sono scuole per­manenti del cittadino adulto, lo Stato deve accettare la responsa­bilità di promuovere l'organizzazione di un sistema nazionale e globale di biblioteche pubbliche, deve coordinare e incoraggiare gli sforzi delle autorità locali minori e intermedie, deve vigilarne e indirizzarne l'attività, infine deve assumere una congrua parte del costo del servizio, sia per premiare gli sforzi delle comunità e stimolarne l'interessamento, sia per compensare gli squilibri tra gli enti locali a potenzialità economica e a livello culturale diversi.

4. - All'organismo bibliotecario statale spettano dunque i se­guenti compiti:
a) in base a un piano organico nazionale, promuovere lo sviluppo di un sistema, ampio come lo Stato, di biblioteche e di sistemi coordinati, capaci di servire adeguatamente i bisogni di tutto il popolo, su tutto il territorio;
b) incoraggiare le autorità locali minori e intermedie (Re­gione e Province) a elaborare piani di sviluppo regionali e pro­vinciali;
c) suggerire modelli di organizzazione e di funzionamento delle biblioteche e dei sistemi che rispondano alle esigenze del servizio e si uniformino all'elaborazione teorica internazionale dei fini della biblioteca pubblica e dei suoi mezzi di azione;
d) assicurare la preparazione del personale e promuovere con leggi l'utilizzazione del personale preparato;
e) in base a criteri stabiliti per legge e riferiti da un lato all'efficienza tecnica delle biblioteche e dei sistemi, dall'altro alla potenzialità economica degli enti locali interessati, elaborare an­nualmente un piano di contributi nel quadro dei piani di sviluppo nazionali, regionali e provinciali.

APPENDICE

Nota
Tratto da: Associazione italiana biblioteche, La biblioteca pubblica in Italia: compiti istituzionali e principi generali di ordinamento e di funzionamento, Roma: AIB, 1965, p. 11-58.
La trascrizione segnala la divisione delle pagine e rispetta ortografia e maiuscole dell'originale, salvo la correzione di alcuni refusi e interventi grafici minori (la sostituzione dell'accento grave con quello acuto in perché e parole analoghe e dell'apostrofo con l'accento sulle maiuscole, l'eliminazione del punto abbreviativo a km).


Copyright AIB 2002-09-23, ultimo aggiornamento 2012-02-09, a cura di Alberto Petrucciani
URL: https://www.aib.it/aib/stor/testi/stan1965.htm

AIB-WEB | Materiali per la storia dei bibliotecari | Testi classici della biblioteconomia italiana